martedì, Marzo 19, 2024
Il Parco Paranoico

Da “Closer” a “Bleach”, gli anni Ottanta

Musicalmente, per quanto mi riguarda, gli anni Ottanta iniziano in maniera tragica: il 18 Maggio del 1980 Ian Curtis si uccide, impiccandosi, a soli 24 anni, nella propria abitazione di Macclesfield. Cuore troppo fragile, epilessia, matrimonio fallito, mal di vivere, un destino già segnato, in 38 anni ne sono state sprecate parecchie di parole, inutile continuare a farlo anche nel nostro Parco Paranoico.

Preferiamo, invece, ricordarci di “Closer”, l’album che i Joy Division, fecero uscire a Luglio dello stesso anno: “Gotta find my destiny, before it gets too late”, recita uno dei versi del brano “Twenty Four Hours”; un’urgenza frenetica, per certi versi irrazionale; la paura che anche solo un’altra minuscola manciata di tempo trascorso potesse svuotarci del tutto. “Debbo ritrovare il mio destino, prima che sia troppo tardi”, ma, in effetti, è già tardi e siamo rimasti soli, con un’inutile collezione di vane speranze e desideri infranti. L’ultima canzone di questo disco, “Decades”, ovvero “decenni”, sembra già dare per spacciato e compromesso un intero decennio, che è lì, lì per iniziare, ma che appare già degenerato, profondamente traumatizzato, perduto ed impossibilitato a ritrovare sé stesso.

Ed , infatti, da un punto di vista politico, gli anni ottanta sono stati quantomeno contraddittori. Hanno visto germogliare il seme malato di quelle politiche liberiste, tanto care a Ronald Reagan e Margaret Thatcher, che avrebbero distrutto il tessuto sociale e solidale di intere nazioni e causato danni, anche e soprattutto nei decenni successivi, fino a giungere ai nostri giorni. Ma, allo stesso tempo, sono gli anni nei quali le persone comuni possono, finalmente, tirare il fiato ed immaginare un mondo pacifico senza più guerre e contrasti, soprattutto, quando nel Novembre del 1989, viene, ufficialmente, sancita la fine della divisione tra le zone est ed ovest di Berlino.

Quel muro che veniva fatto a pezzi stava a simboleggiare l’ideale distruzione di tutte le barriere sociali, politiche, economiche, religiose e culturali, che per decenni avevano fatto sanguinare il mondo. Un’utopia stupida, perché per anni abbiamo continuato, invece, anche nelle nostre minuscole realtà quotidiane, a creare limiti e confini; fino ad arrivare ad oggi, nel 2018, ad avere tanti altri muri: tra Serbia ed Ungheria; tra il Marocco e le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla; tra Yemen ed Arabia Saudita; tra Stati Uniti e Messico; tra Israele e striscia di Gaza; tra India a Pakistan; tra Turchia e Bulgaria; tra Iraq e Kuwait; per non parlare poi dei tanti muri che costruiamo attorno a noi, alle nostre comode abitazioni ed alle nostre vite agiate. Chiunque provenga da fuori è sempre visto con diffidenza e sospetto; questo comportamento è favorito ed amplificato dalle élite polito-economiche che, in tal modo, creano un facile nemico; nascondono le proprie mancanze ed i propri interessi; distraggono l’opinione pubblica e possono intervenire con politiche ancora più illiberali ed aggressive.

Tornando agli anni Ottanta sono stati anche anni ricchi di colore: il boom dei cartoni animati giapponesi; la nascita di MTV; il mito cinematografico di Bud Spencer; il cubo di Rubik; il Pac-Man. Per la musica è il decennio nel quale debuttano gli U2 e si spegne la fiaccola ribelle dei Clash; anni imprescindibili nei quali dalle ceneri del punk emergono una miriade di fenici fiammeggianti che mescolano e sperimentano vecchie e nuove sonorità: alternative rock, noise, post-punk, new wave, indie, no wave, darkwave, synth pop e chi più ne ha, più ne metta.

Ma la fine del decennio, personalmente, ha, dal punto di vista musicale, una data ben precisa: 15 Giugno 1989, quando la Sub Pop Records pubblica “Bleach“, il primo album dei Nirvana. Risposta brutale, diretta ed essenziale a quelle piaghe che le politiche economiche americane degli anni Ottanta avevano contribuito a rendere enormi ed insopportabili, soprattutto nell’America più periferica ed abbandonata a sé stessa: povertà, disoccupazione, eroina, emarginazione. Ma qui inizia tutta un’altra storia. Ve la racconteremo un’altra volta.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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