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Il Parco Paranoico

Sonic Youth live archive

Mik Brigante Sanseverino Marzo 29, 2020 Anniversari Nessun commento su Sonic Youth live archive

Nel corso degli anni i Sonic Youth, oltre a registrare le proprie esibizioni, hanno raccolto bootleg e registrazioni dei fan, tutto quello su cui potessero metterci sopra le mani ed hanno costruito un vasto ed eterogeneo archivio live, che, ora, hanno deciso di condividere, in parte, col mondo, pubblicando sulla pagina Bandcamp ufficiale di questo loro archivio (segui il link) ben 12 live tra i quali spiccano l’ultima esibizione della band in terra americana avvenuta a Brooklyn nel 2011, il mitico concerto al CBGD di New York nel 1988, oltre che le ottime registrazioni del live in Mosca del 1989 e di quello a Berlino nel 2009.

L’etica punk che viene risucchiata dall’avanguardia rumoristica della no-wave e dà vita a qualcosa che risulta straniante, alieno e drammatico. I Sonic Youth hanno rappresentato la sintesi perfetta di questo movimento sperimentale, ne hanno allargato i confini, toccando grunge, mathcore, garage, lo-fi, post-rock ed, alla fine, avvicinandosi persino a litorali molto più acustici, pop e mainstream, riuscendo, però, sempre a suonare una musica che fosse estremamente personale, originale ed inimitabile. Un universo fondato su tre principi fondamentali: le sferzate metalliche di Thurston Moore, i versi criptici e lapidari di Kim Gordon, le armonie nevralgiche e sovversive di Lee Ranaldo.

Suonare a Mosca, in quelli che erano poco più che degli angusti scantinati, sotto l’occhio vigile ed attento degli agenti governativi; aprirsi a nuove interpretazioni del mondo moderno; tagliare e sminuzzare l’appagante normalità dei propri padri e dei propri maestri; riplasmare, dalle basi, i concetti astratti di bellezza ed armonia; mettere in connessione le persone con i propri pensieri; amplificare l’insubordinazione delle coscienze, per poi gettarle in un vuoto impetuoso e sconvolgente; bombardare con rumori, feedback, dissonanze, effetti da film horror, le verità di una “società civile” che era ormai del tutto incapace a relazionarsi con la carica emotiva di brani come “Teenage Riot”, “Eric’s Trip” o “Silver Rocket”. Ecco cosa furono per me i Sonic Youth.

Furono una creatura tentacolare capace di tenere assieme le distropiche atmosfere di Philip K. Dick con la filosofia brutale e nichilista del punk; il fascino per la musica classica d’avanguardia e per il jazz con la vita frenetica e rumorosa di New York; una visione irreale, ipnotica, lisergica dell’esistenza – quasi fossimo intrappolati in un sogno ad occhi aperti – con delle esibizioni dal vivo martellanti, convulse, massicce, sporche e traumatiche; la convivenza di stili espressivi ed artistici diversi nell’ambito della stessa canzone, in maniera tale che l’apparente caos sperimentale divenisse il seme da cui far germogliare una nuova vita, un nuovo equilibrio, un nuovo ordine, che potessero, finalmente, soppiantare, con “Daydream Nation”, una società americana marcia e decadente, che dietro i suoi falsi miti e dietro le sue tradizionali narrazioni celebrative nascondeva le proprie rovine, le proprie solitudini, i propri peggiori incubi.





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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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