giovedì, Aprile 18, 2024
Il Parco Paranoico

UMMON, SLIFT

Mik Brigante Sanseverino Aprile 1, 2020 Dischi Nessun commento su UMMON, SLIFT

Una spirale di rock psichedelico disseminata di groove, di distorsioni ed esplosioni abrasive e taglienti di garage-rock, mentre, nel frattempo, le pieghe misteriose dell’universo, invocate dalle sonorità space-rock, danno al nuovo disco della band francese un sapore mistico ed ancestrale ed una dimensione cinematografica.

Gli SLIFT, sin dal primo brano dell’album, si lanciano oltre quella che è la nostra realtà superficiale ed apparente: i meandri bui del cosmo non sono poi così diversi dal nostro lato più oscuro, criptico e sconosciuto. Ma il nostro compito è quello di carpirne la vera essenza, il seme che racchiude in sè la capacità di rinnovare e rigenerare la vita, attraverso il ciclo infinito delle stagioni, della materia e dell’energia che si trasformano l’una nell’altra, mentre le stelle bruciano, muoiono e poi rinascono.

Se “Ummon”, il brano omonimo al disco, spinge il suo sguardo vero tutto ciò che sta fuori e con cui interagiamo attraverso i nostri sensi, mentre la navicella spaziale del trio di Tolosa lascia la nostra atmosfera, “Hyperion” concentra la sua attenzione su tutto quello che sta dentro di noi e che chiamiamo inconscio o spirito. Ma in entrambi i casi le sonorità heavy e stoner, con le loro chitarre robuste e la voce grintosa che le accompagna, evocano le forze del caos, a cui si contrappongono quelle dell’ordine, richiamate dalle sonorità più limpide e regolari del progressive e del krautrock. Caos ed ordine trovano il loro punto d’equilibrio in quella che definiamo “vita”; allo stesso modo i diversi paesaggi emotivi dipinti dai sintetizzatori, le diverse dinamiche, le pause di riflessione e le improvvise accelerazioni fuzz, i muri del suono ed i momenti più lenti e tenebrosi, danno vita a qualcosa di completamente nuovo ed omogeneo, qualcosa che si attorciglia attorno alla nostra anima e raggiunge il suo apice più lucente e drammatico nella bellezza inquietante e nella coralità struggente di “Aurore Aux Confins”, brano nel quale il tempo si scioglie, il passato ed il futuro diventano indistinguibili ed entrambi capaci di influenzare e suggestionare il presente.

Il finale è affidato ad un rabbioso e feroce punk dalle unghie affilate e dalle fauci spalancate, “Lions, Tigers and Bears”, la cui energia, però, non è dispersa in maniera frenetica e casuale nell’ambiente circostante, ma viene fusa in un flusso di metallo incandescente, assieme ad assoli e riff doom metal e armonie prog-rock, un flusso inarrestabile che pare davvero forgiato nel ventre del Monte Fato.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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