venerdì, Aprile 19, 2024
Il Parco Paranoico

Antarctica, Flat Worms

Mik Brigante Sanseverino Aprile 13, 2020 Dischi Nessun commento su Antarctica, Flat Worms

Le sonorità di “Antarctica” sono coese e di forte impatto, potendo contare, in pratica, su una duplice anima sonora: garage-punk veloce ed incisivo ed uno strato avvolgente di rock rumoroso e psichedelico, i quali si completano ed arricchiscono a vicenda, facendo sì che il risultato sia organico, fluido ed equilibrato, anche grazie al lavoro svolto, in soli sei giorni, agli Electrical Audio Studio di Steve Albini, a dimostrare come il tempo possa essere assolutamente relativo, soprattutto quando viene lacerato da chitarre frenetiche e taglienti e da una sezione ritmica implacabile e potente.

“The Aughts” è l’inizio arrabbiato e martellante del disco, un inizio che inietta dubbi, ansia ed oscurità nel mondo, mentre le parole sembrano esser generate dall’esplosione di un vulcano, un modo efficace per rammentarci la nostra precarietà. È questa, in fondo, la realtà: possiamo continuare a vantarci della nostra tecnologia e del nostro progresso, possiamo continuare a venerare, ciecamente, il nostro spropositato ego, ma che faremo quando la situazione precipiterà inesorabilmente nel caos? Nulla, perché, come ci sottolinea “Ripper One”, ciò che possiamo offrire, adesso, è davvero poca cosa.

L’Antartide non è solo un continente remoto e suggestivo, ma diventa un simbolo ed una testimonianza: il ghiaccio che si scioglie è la sintesi del fallimento di un’intera generazione, la nostra. Una generazione avviata, inesorabilmente, verso la propria cosciente e arrogante auto-distruzione, a meno che, come è più volte accaduto nella storia passata, non emergano individui capaci di sovvertire quello che riteniamo essere l’ordine delle cose e plasmare un nuova visione della società, della politica, del lavoro.

Questo isolamento forzato ci sta mettendo in guardia, ci dimostra quanto sia negativo il nostro effetto sul pianeta e come esso sia in grado di reagire agli stravolgimenti subiti e riprendersi, immediatamente, gli spazi che credevamo, stupidamente, fossero di nostra assoluta e sola pertinenza. Nonostante, quindi, il nichilismo di superficie, vi è ancora un barlume di speranza che si agita in profondità e chiede di venir fuori, trasportato dalle ritmiche ossessive dei Flat Worms. Esso, però, non può e non deve rimanere solo sulla carta, in vuote parole o in futuribili intenzioni, è indispensabile che attecchisca nello spirito e nella mentalità delle persone, perché solo così, in maniera comunitaria, sarà possibile invertire la direzione presa e salvarci dall’estinzione, altrimenti, ancora una volta, come è già avvenuto in passato, resteranno solamente le rovine, armature e colonne, templi e statue, di una grandezza perduta, alle quali un cane abbaia al tramonto, quando le loro ombre si allungano sul terreno.

Le parole di Will Ivy sono crude e sferzanti, ma profondamente realiste, si innestano su un background sonico che è nitroglicerina pura, mentre fantasmi minacciose si manifestano in ogni angolo della Terra sotto forma di fiamme devastanti, di improvvise tempeste, di lunghe siccità, di violenti terremoti, di infezioni micidiali; energie invisibili di cui il basso di Tim Hellman e la batteria di Justin Sullivan si servono per dare corposità, profondità e robustezza ad “Antarctica”, per risvegliare il nostro orgoglioso ed autoassolvente IO dal torpore e spingerlo a scegliere se voler esser parte del cambiamento o esser spazzati via dai suoi inevitabili effetti.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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