venerdì, Aprile 19, 2024
Il Parco Paranoico

Fear, Onségen Ensemble

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 12, 2021 Dischi Nessun commento su Fear, Onségen Ensemble

Le sonorità di “Fear” hanno un alone epico che le pone in perfetto equilibrio tra il misticismo orientale e le atmosfere pericolosamente surriscaldate e combattive del Far West. Le divagazioni strumentali di matrice post-rock corrono lungo la canna di metallo di una pistola, deflagano assieme ai proiettili di una vecchia Colt Peacemaker, per poi ritrovarsi libere di intrecciare la propria traiettoria con quella delle trame progressive e psych rock, che si addentrano, nel frattempo, nell’intimità delle nostre emozioni, laddove nascono gli impulsi improvvisi, le intuizioni più fantasiose, i colpi di genio, ma anche le paure più assurde ed immotivate. Ciò che viene fuori, quindi, è un album vivace e musicalmente eterogeneo, che funziona sia a livello più astratto e riflessivo, sia se lo immergiamo nella nostra fragorosa e caotica quotidianità.

“Non-Returner” crea un binario parallelo di idee e di percezioni, che viene mantenuto sino alla fine, alternando momenti più equilibrati e meditativi, quasi di estrazione new age, ad altri, invece, che sono estremamente concreti, di cui possiamo assaporarne, chiaramente, il gusto: amaro, quando si tratta di accettare una perdita, di fare i conti con qualcosa che ci fa soffrire; dolce, quando ci sentiamo completi, amati ed appagati. La band finlandese non tenta di controllare tempi e ritmiche, ma preferisce assecondare quello è il fluire naturale delle sue narrazioni sonore, per cui, a volte, pare quasi che il tempo si dilati, si allunghi, per poi fermarsi improvvisamente e iniziare a scorrere via via più rapidamente, facendo sì che la passione, la rabbia, l’aggressività non siano più solamente dei concetti astratti, ma diventino qualcosa di fisico, qualcosa che puoi sentire sulla pelle che rabbrividisce o nella gola arsa dalla sete, mentre il cuore inizia a battere all’impazzata ed una mano invisibile ti prende a pugni nello stomaco.

Gli Onségen Ensemble non hanno paura di guardare nel buio più fitto, il loro prog-rock sa essere oscuro, ma, allo stesso tempo, utilizzando, in modo magistrale, fiati e percussioni, esorcizzano elementi negativi, come il dolore o la tristezza, per dare vita a passaggi di grande sensibilità, come “Earthless”, un brano che suona come una vera e propria iniezione di fiducia, di speranza e di coraggio. La morte stessa assume, in questo contesto così “spaziale”, nel quale tradizione e sperimentazione riescono finalmente ad andare a braccetto, un ruolo diverso; fa meno paura, è vista come il necessario e prezioso momento che consente di sublimare e donare agli altri quella che è stata una vita eccezionale e stupefacente, affinché gli esseri umani non perdano mai di vista la strada per le stelle.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.