sabato, Maggio 17, 2025
Il Parco Paranoico

There Is No Space For Us, Hawkwind

Mik Brigante Sanseverino Aprile 23, 2025 Dischi Nessun commento su There Is No Space For Us, Hawkwind

“There Is No Space For Us” non è solo un disco, ma è anche una storia e, come tutte le storie, esso va attraversato ed abitato, esplorato e vissuto. E’ un vero e proprio viaggio galattico e interiore, un’odissea spaziale dove le stelle rappresentano gli specchi deformanti delle nostre inquietudini e ossessioni terrestri. Sin dall’incipit i ritmi ipnotici e i sintetizzatori siderali proiettano l’ascoltatore oltre i confini dell’atmosfera, laddove il tempo implode e lo spazio si fa labirinto. Le chitarre, ora magiche e incalzanti, ora liquide e rarefatte, tracciano orbite sonore che sfuggono a ogni geometria conosciuta, disegnando mappe emotive di mondi che, forse, non esistono oppure che esistono solamente dentro di noi.

Ma non è nel cosmo esterno che gli Hawkwind celano i veri pericoli; le loro intuizioni sono sottili e crudeli: il mostro non abita tra le stelle, né si nasconde tra le pieghe del continuum spazio-temporale. Esso è annidato nel nostro animo, nella nostra incapacità a comunicare davvero, nell’antica e brutale propensione a sopraffare il prossimo. E’ una distopia che non ha bisogno di realizzarsi, perché è già qui, plasmata dalle nostre paure, dalle nostre diffidenze, dai confini che continuiamo ad erigere tra noi e gli altri, tra noi e noi stessi.

Le atmosfere synthwave, i paesaggi space-rock, le divagazioni elettroniche dal sapore sci-fi e gli orizzonti psichedelici in perpetua espansione compongono una narrazione sonora stratificata e senza tempo. Un concept-album che è, contemporaneamente, racconto di civiltà e diario intimo, memoria collettiva e confessione personale. Ogni traccia è un capitolo di questa saga astrale, ogni melodia un frammento di una lingua perduta che, ancora, ostinatamente, tenta di raccontare ciò che siamo diventati.

Eppure, in questo futuro ipotetico e desolato, c’è spazio per il ricordo, perché la band inglese non perde mai di vista la nostra fragilità, il nostro legame con chi ci ha preceduto e con chi abbiamo amato. È un disco che, mentre osserva l’umanità precipitare nella sua stessa ombra, alza gli occhi a un firmamento che è insieme rifugio e cimitero, costellato delle presenze che ci hanno lasciato e che continuano a brillare, eterne, nei vuoti cosmici e nei silenzi che avvolgono ogni viaggio. Un’opera tanto grandiosa quanto intima, che squarcia il velo dell’apparenza per mostrarci il vero nemico: noi stessi. E lo fa con una colonna sonora talmente potente e visionaria da sembrare essa stessa provenire da un’altra dimensione.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.