sabato, Maggio 17, 2025
Il Parco Paranoico

Curre Curre Guagliò, Etta feat. 99 Posse [singolo]

C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui i centri sociali rappresentavano molto più che semplici spazi occupati o autogestiti. Erano focolai di controcultura viva, di pensiero laterale, di pratiche alternative che scardinavano il linguaggio monolitico del potere, dei media di regime, delle major discografiche, delle radio commerciali. Negli anni Novanta, quei luoghi divennero il cuore pulsante di un fermento che mescolava politica, musica, arte e vita quotidiana, facendo sì che visioni altre e narrazioni più veritiere e scomode rispetto a quelle dominanti, trovassero voce, corpo e amplificazione.

Furono gli anni in cui il movimento delle posse, il dub, il reggae, il trip-hop, il punk e mille altre vibrazioni sotterranee presero il microfono in mano e lo rivolsero direttamente alla strada. Con rabbia, con poesia, con coscienza. Canzoni come “Curre Curre Guagliò” dei 99 Posse non erano soltanto inni generazionali: erano manifesti, cronache di un tempo, armi leggere per combattere il torpore e la manipolazione, per chiamare a raccolta chi non si riconosceva nella voce ufficiale e nelle sue verità prefabbricate.

Erano anni in cui la cultura alternativa aveva fisicità e presenza, era fatta di volti, di assemblee, di dibattiti, di concerti che non finivano mai, di adesivi sui muri, di fanzine ciclostilate, di casse gracchianti, ma cariche di senso. La controinformazione si costruiva insieme, nelle piazze, nei cortei, nelle scuole, nelle università, nelle stanze umide e graffiate dai manifesti, dove il suono si fondeva con le idee e la musica era sempre una presa di posizione.

Oggi, a distanza di decenni, nel tempo fluido e iper-connesso della rete globale, viene da chiedersi se quella tensione, quella funzione di cassa di risonanza per le voci e le esistenze ai margini, esista ancora. In teoria, sì: il web ha abbattuto confini, permesso a chiunque di pubblicare, diffondere, raggiungere. Ma, in realtà, mai come ora, le infrastrutture sono concentrate nelle mani di pochi e, purtroppo, il loro potere è diventato tentacolare, invisibile e capillare. I padroni dei flussi digitali non hanno bisogno di censurare platealmente: basta sommergere, distrarre, rendere tutto intercambiabile, senza radici e senza memoria.

Così, anche nella rete apparentemente libera e democratica, l’egemonia culturale si è riorganizzata. Le algoritmiche selezioni decidono cosa vedrai, cosa ascolterai, chi potrà emergere e chi sarà risucchiato nella marea. L’informazione alternativa esiste ancora, certo, ma fatica a generare un impatto reale e concreto, a creare comunità fisiche, a incidere come una volta sapevano fare le posse, le crew-dub o i collettivi punk. È una voce che corre veloce, sì, ma spesso senza luogo dove essere realmente ascoltata.

E allora il richiamo attuale di “Curre Curre Guagliò”, di Etta e dei 99 Posse, più oscuro, più incalzante, più metallico e più viscerale, risuona come un monito che non ha perso la sua vivida attualità: correre, sì, ma correre verso un senso condiviso, verso una presa di parola collettiva che non si limiti a occupare uno spazio digitale, ma che torni a creare legami, ad abitare luoghi, a sporcarsi le mani. Perché senza uno spazio reale, senza un tempo condiviso, ogni atto di ribellione, ogni critica sociale e ogni presa di coscienza rischiano di restare sospese nel flusso dei dati, prigioniere di quell’infinità di stimoli virtuali in cui tutto si dissolve e nulla resta per davvero.

Ed in fondo, è proprio questo il compito di questo brano, oggi più che mai: ricordarci che esiste ancora un ritmo sotto la pelle delle nostre città, una vibrazione che ci sta chiamando, che sta provando a rompere l’indifferenza, che sta chiedendo di essere riconosciuta e di essere vissuta con amore e con passione. E se è vero che le piazze sembrano più vuote e le casse più silenziose, non è detto che il fuoco si sia spento per sempre. È solo nascosto, in attesa che qualcuno – noi stessi, Etta, i 99 Posse – torni a soffiare.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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