sabato, Giugno 14, 2025
Il Parco Paranoico

Adolescence, Jack Thorne & Stephen Graham [Serie TV]

E’ una presenza familiare, ma anche disturbante, quella che accompagna la visione della serie TV “Adolescence“. Si tratta del vuoto relazionale e del cinismo che permeano la nostra quotidianità, mentre la potente e sofisticata tecnologia di cui disponiamo si riduce ad una serie di scambi e di messaggi superficiali, a schermaglie digitali, a comportamenti aggressivi, a una ricerca istantanea di gratificazione e di successo, rendendoci, nel frattempo, sempre più soli ed ostili. È un’atmosfera che sembra riecheggiare le sonorità tese e claustrofobiche dei Radiohead, specie nei brani di “Kid A“, dove il senso di alienazione digitale e di isolamento emotivo si fa quasi palpabile.

L’incomunicabilità diventa, quindi, la nostra condizione permanente di esistenza: inviamo commenti, scriviamo messaggi, scambiamo vocali, ma, in realtà, non comunichiamo nulla, riducendo le parole, nel migliore dei casi, a dei gusci vuoti e, nel peggiore dei casi, ad armi con cui ferire il prossimo. Stiamo sprofondando — e le giovani generazioni sono più deboli da questo punto di vista — in una giungla di slogan, di frasi fatte, di simboli generici e di rituali cibernetici, il cui vero scopo è quello di separarci gli uni dagli altri, rendendoci nemici, convincendoci che sentimenti come l’empatia o la compassione o l’indulgenza siano solamente una inutile forma di debolezza. In “Adolescence“, infatti, i ragazzi si rifugiano in sorrisi sciocchi ed insensati, deridono piuttosto che commuoversi, utilizzano il cinismo per anestetizzarsi e per fuggire da un’esistenza che non offre loro alcuno spunto, alcun interesse, alcun sogno, alcuna via d’uscita. È il medesimo disincanto che troviamo nei Nine Inch Nails di “The Downward Spiral“, disco che racconta di esistenze svuotate e narcotizzate dalla modernità.

Ritroviamo, dunque, quella pericolosa e micidiale banalità del Male, che, più volte, abbiamo sperimentato e conosciuto in passato sulla nostra stessa pelle: non ci sono personaggi davvero crudeli, ma una serie infinita di piccoli gesti di cattiveria, di vigliaccheria, di egoismo e di violenza passiva, dispersi in un oceano di indifferenza, di paura e di stupidaggine. E anche quando accade un evento tremendo e irreparabile, il rimorso non è mai autentico, ma è una sorta di reazione calcolata, un modo malsano per non perdere il favore altrui, un atteggiamento finalizzato non a provare un vero senso di colpa, ma a non perdere la faccia, fregandosene di quella che è la propria anima, anzi arrivando a dimenticare di possederne davvero una. In sottofondo, potremmo immaginare di ascoltare “People Are Strange” dei Doors, mentre la realtà scivola nel grottesco con la naturalezza di chi non conosce più nemmeno il senso della vergogna.

Questa serie è solamente in parte legata al mondo adolescenziale, ma è, invece, caratterizzante di un’intera società che continua a guardarsi nello specchio nero del più bieco cinismo, normalizzando il Male e cancellando qualsiasi forma di disagio o di inquietudine esistenziale. Una società che potrebbe avere come colonna sonora il disincanto urbano dei Massive Attack di “Mezzanine“, dove il male non è mai spettacolare, ma quotidiano, sussurrato, quasi accettato.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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