sabato, Giugno 14, 2025
Il Parco Paranoico

Ill At Ease, Preoccupations

Mik Brigante Sanseverino Maggio 10, 2025 Dischi Nessun commento su Ill At Ease, Preoccupations

I Preoccupations, con questo nuovo lavoro, sembrano essersi lasciati alle spalle le brume più torbide e le ossessioni più claustrofobiche dei loro primi dischi. Lì dove il post-punk si faceva materia scura, rifugio e detonatore di un’inquietudine mai risolta, oggi affiora un suono più arioso, intriso di quella malinconia sintetica che, dagli anni Ottanta, ci ha insegnato a ballare sopra le macerie e le rovine, gli scarti industriali e i detriti digitali. È una virata decisa verso territori synth-pop e synth-wave, verso quelle sonorità che, accantonata la rabbia punk, tentavano di curare il nostro malessere con notti insonni, neon intermittenti e groove elettronici, costruendo legami reali a partire da esistenze irregolari, oblique, marginali e periferiche.

C’è, in questa nuova visione della band canadese, il desiderio di riallacciare i fili di un’esistenza rivolta all’esterno, a una socialità carnale, tangibile e vibrante, che oggi sembra impossibile. Una visione che stride con l’epoca presente, fatta di isolamento e di schermi retroilluminati, dove le città si svuotano e le persone si rifugiano in bolle digitali sempre più anguste, sempre più rassicuranti nelle loro menzogne e nelle loro finzioni. È lì, in quell’altrove virtuale, che fingiamo di essere apprezzati, di comunicare qualcosa di autentico, di avere relazioni, di nutrire passioni e sogni che, in realtà, restano intrappolati in una simulazione sterile, arida, maniacale e ripetitiva.

Ma i Preoccupations, proprio quando sembrano cedere del tutto a questo romanticismo elettronico, scuotono la gabbia. Ecco, allora, che irrompono nuovamente le chitarre taglienti, le batterie serrate, come un grido e un impulso primordiali che attraversano la notte e squarciano la patina levigata dei sintetizzatori. È un ritorno istantaneo alle battaglie indomite e abrasive dei loro esordi, una memoria punk-rock che non è mai stata davvero sopita, solamente sospesa, in attesa di un pretesto per riesplodere. Questo disco, dunque, non è un cambio di rotta, ma una metamorfosi necessaria; si tratta di una transizione che racconta le nostre stesse vite, oscillanti tra euforia e dissoluzione, tra desiderio di connessione e paura di mostrarsi fragili, tra ansie ricorrenti e brevi, ma intensi momenti di lucidità. È la colonna sonora di tramonti post-industriali e di nottate in cui i bassi spingono al massimo, tentando di allargare orizzonti mentali sempre più compressi e morbosi.

I Preoccupations ci ricordano che ogni vulnerabilità è una risorsa importante, che la nostra irruenza, le nostre necessità scomode, i nostri orizzonti divergenti non sono scarti da gettare via, così da adattarsi ad un modello pre-impostato di individuo e di società. Essi sono, al contrario, il vero antidoto ad un destino prefabbricato, il mezzo per spezzare la catena di una normalità oppressiva che ci vuole tutti identici, moderati, proni e disciplinati. È un disco che non deve consolarci, ma fornirci una spinta; un disco che non può offrirci soluzioni, ma aprire salvifiche ferite; un invito implicito a ritornare a sporcarci le mani, a costruire i nostri rapporti reali, a disertare le narrazioni pre-confezionate, a reclamare il diritto di essere diversi, irregolari e rumorosi, in una società che, invece, ci vorrebbe muti e perfettamente replicabili.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.