sabato, Giugno 14, 2025
Il Parco Paranoico

Nivura Spoken, Cesare Basile

Mik Brigante Sanseverino Giugno 2, 2025 Dischi Nessun commento su Nivura Spoken, Cesare Basile

Oltre i confini sonori e geografici, oltre le coordinate rassicuranti delle convenzioni e delle estetiche funzionali al mercato, esiste una musica che scava, una musica che non consola, che non semplifica, che non addomestica; una musica che si carica sulle spalle il peso dei nomi dimenticati, dei volti cancellati dalla storia ufficiale, degli sguardi spenti e spezzati dal potere dominante. E in Italia, oggi, pochi come Cesare Basile riescono ad incarnare questa esigenza urgente e necessaria, ovvero dare una voce a tutte le voci negate, una lingua a chi non può più parlare, una consistenza e una forma sonora alla condizione perpetua dell’esilio.

“Nivura Spoken” nasce durante il gelo pandemico, in quella sospensione irreale che ha reso tutti stranieri a sé stessi, ma, come ogni opera autentica, sfonda i confini della sua contingenza e si fa canto universale per tutte le umanità che sono state e che vengono ancora scartate. È un disco che vibra di ricerca, di rumore, di elettronica nervosa e lisergica, di distorsioni che non addobbano, ma lacerano, che non raccontano, ma testimoniano. È la musica che dà corpo alla marginalizzazione forzata di un popolo, alla sistematica cancellazione della sua identità, all’annichilimento, disumano e scientifico, di intere esistenze, ormai ridotte a numeri, a statistiche, ad eco senza volto.

In questi suoni abrasivi, in queste dissonanze ipnotiche, risuona il Mahmoud Darwish più disperato, quello che scriveva «scrivete che sono arabo, senza patria e senza un nome», negato non solo nel corpo, ma soprattutto nel pensiero, nella memoria, nel diritto alla propria storia. E riecheggia, feroce e tenerissimo, Ignazio Buttitta, il poeta siciliano che sapeva che il vero sopruso è togliere la parola, spegnere il dialetto, sequestrare il racconto dei deboli: «Un populu diventa poviru e servu quannu ci arrubbunu a lingua». In “Nivura Spoken”, quella lingua — la lingua dei reietti, degli alienati, dei diseredati, degli sfruttati, degli umiliati, dei dimenticati — torna a farsi suono, materia viva, canzone necessaria.

Le voci femminili che collaborano con Cesare Basile non sono semplici presenze decorative, ma sono scavi profondi nelle notti della negazione; le diverse artiste ed amiche richiamano i legami spezzati e restituiscono strade a coloro che non hanno più direzione. I loro timbri, spettrali ed umani, antichi e modernissimi, ricuciono le crepe di un mondo disintegrato, ricompongono, nell’oscurità, quelle identità che la cacofonia di fondo della storia ufficiale cerca di far sparire. La “nivura”, il nero, non è soltanto un colore o un’atmosfera, ma è una condizione dell’essere. È la coltre che si posa sulle nostre emozioni, sulle parole inascoltate, sulla creatività spenta dalla macchina sociale, sul dolore senza eco. È quella notte dentro cui rischiamo di smarrire noi stessi e in cui solo il canto degli esclusi può fare da bussola. Cesare Basile costruisce con questo disco una cartografia buia e salvifica, un rituale elettrico ed ancestrale in grado di restituire alla voce il suo peso, alla memoria il suo corpo.

“Nivura Spoken”, dunque, non è solamente un album sperimentale ed elettronico, ma è un atto esistenziale. È un disco che sussurra, che urla e che graffia, che custodisce i nomi di chi non ha più nome, che ci permette di risalire, dalle periferie dell’anima e della società, per riaffermare che esistere, oggi, è anche non dimenticare, e soprattutto non lasciare che ci rubino il diritto alla voce.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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