sabato, Giugno 14, 2025
Il Parco Paranoico

Alan Sparhawk with Trampled by Turtles, Alan Sparhawk with Trampled by Turtles

Guidare da soli lungo un’autostrada affollata è un paradosso che conosciamo fin troppo bene: sei circondato da fari che fendono la notte, da volti sfocati dietro i parabrezza, da vite che scorrono accanto alla tua, senza mai sfiorarti davvero. E intanto, dentro di te, i pensieri si fanno folla, e i rimorsi bussano con insistenza, come vecchi amici mai davvero dimenticati. Battono il ritmo stanco delle volte in cui non siamo stati all’altezza — quelle occasioni mancanti, quelle parole sbagliate, quelle distanze che nessuno ha più saputo colmare.

E allora ti ritrovi lì, improvvisamente, a destinazione. Davanti a qualche compagno di viaggio che il tempo ha cambiato e, allo stesso tempo, reso ancora più vero. Su un palco consumato, le assi scricchiolanti sotto il peso di anni e di chissà quante canzoni. E in mano una chitarra che, come un’amante paziente, ti chiede, ancora una volta, di lasciarti alle spalle la malinconia che ti scava dentro, di dimenticare le ossa doloranti, le notti insonni, i vuoti che nessuno riuscirà più a colmare. Ti chiede di suonare. Di cantare. Di raccontare.

E così nascono queste nove canzoni, e ognuna di esse è un frammento di anima lasciato a nudo, senza difese, senza trucco. È una confessione sussurrata all’alba, quando il mondo dorme e il cuore non ha più voglia di mentire. Un viaggio attraverso aperture folk accorate, passaggi rock-blues che sanno di polvere e di sudore, sconfinamenti elettronici che sembrano fenditure nel cielo nuvoloso, in cui filtra ancora — ostinata — una luce che resiste.

È un disco che racconta ciò che resta quando tutto il resto è svanito. Quando una persona cara se ne va e la sua assenza non è soltanto un’assenza, ma una presenza diversa, che si annida nei tuoi pensieri, nei gesti inconsapevoli, nelle scelte che facciamo senza sapere perché. Resta nelle canzoni che scegliamo di ascoltare, nei luoghi che continuiamo a visitare, negli orizzonti che ci ostiniamo a cercare. Nessuno se ne va mai del tutto, ma rimane nelle pieghe della memoria, nel modo in cui pronunciamo alcune parole, nei nostri silenzi più lunghi. E questo album, “Alan Sparhawk with Trampled By Turtles” è, in fondo, anche questo: una raccolta di lettere mai spedite, di dialoghi immaginari, di abbracci mancati, ma mai davvero perduti.

È un disco di una immensa sopravvivenza emotiva, di ricerca ostinata di calore nella voce degli altri, nella malinconia di ballad country che si dissolvono in paesaggi indie-rock, come polaroid che scolorano, ma non smettono mai di parlare. È un luogo immaginario dove riposare, una fotografia mentale che nessuna tempesta, nessuna distanza, nessun oblio potrà mai sbiadire. È la conferma che ciò che è stato amato resta. Cambia forma, cambia posto, ma non smette mai di essere ciò che è sempre stato. Questo album è per chi ha perso qualcuno, per chi ha perso qualcosa, e per chi sa che il dolore non si supera, ma si impara a cantarlo.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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