sabato, Luglio 12, 2025
Il Parco Paranoico

Nine Inch Nails @ Parco Della Musica, Milano 24/6/25

“Peel It Back Tour” non è una classica sequenza di concerti in diversi luoghi del mondo, ma è, piuttosto, una liturgia pagana di suoni e di luci, una tempesta emotiva che irradia energia in ogni direzione, sfondando i margini del rock industriale e digitale per riversarsi, violenta e dolcissima, sui corpi e sulle coscienze di coloro che hanno, ancora, il coraggio di ascoltare. Ogni ondata sonora si abbatte come uno squarcio nel tessuto della realtà, ogni riflesso di luce è un colpo di scalpello sulla superficie di un’identità collettiva frantumata, che, per un istante, si ricompone, tremante e furiosa, nell’abbraccio tra il palco e la platea, tra la band e il pubblico.

Ci sono momenti in cui il tour dei Nine Inch Nails si trasforma in una cerimonia di purificazione: quando la rabbia si dissolve in un canto dolente, quando il rumore metallico cede il passo al silenzio assoluto, e Trent Reznor rimane lì, da solo, ad intonare le canzoni più struggenti, come se egli stesse sussurrando agli ultimi sopravvissuti di un mondo finito. È allora che la nostra solitudine si fa canto collettivo, diventa catarsi, nonché una presa di coscienza ed una consapevolezza che — come in certi versi di David Bowie, evocati tra le pieghe dello show — ci rammentano che possiamo ritornare ad essere di nuovo eroi, almeno per la durata di una canzone, senza aver paura di nessuno, né degli Americani, né degli aberranti sogni di rinnovata grandezza del loro presidente, né di ciò che pensa il mondo.

E poi, come accade in ogni rito che si rispetti, il sipario cala.

Le ombre della notte si distendono sulle strade, i bassi pulsanti ed aggressivi diventano ricordi viscerali, ma la loro morsa resta reale, viva sotto pelle, qualcosa che continua a bruciare e che dovrebbe renderci più coraggiosi. Perché il vero valore non è nella presenza fisica, né nella nostalgia di vecchi inni industriali, ma nella capacità di dire “no”, di non farsi fagocitare da un’esistenza automatizzata, da stimoli standardizzati, da un immaginario collettivo che ci ha privati di ogni residua soggettività. “Head Like A Hole” ed “Hurt”, in chiusura del live, non sono soltanto brani famosi, ma sono veri e propri manifesti generazionali, risvegli spirituali, urla nel buio tecnologico che ci ricordano la nostra natura fragile, carnale e furiosa. Sono la necessità di riappropriarsi della propria anima — anche se essa è martoriata, dilaniata, genuflessa, disillusa ed instabile — perché solamente così potremo ritrovare il filo smarrito del tempo e smettere di vivere nell’immaginazione prefabbricata altrui.

In questo, Trent Reznor sembra discendere, idealmente, dai visionari tormentati dei secoli scorsi, da quegli scrittori che hanno cantato il disfacimento del moderno e la ricerca di un senso nuovo nel caos. William Blake, con le sue “mind-forg’d manacles”, avrebbe riconosciuto nei synth terrificanti, micidiali e taglienti dei Nine Inch Nails la voce delle nostre attuali ed invisibili catene, delle forzature che obbligano e sodomizzano le nostre menti. O Thomas Ligotti, con la sua filosofia del terrore cosmico quotidiano, vedrebbe in questo tour il compimento di una malinconia globale, di una consapevolezza feroce del nulla e della bellezza che sopravvive alla nostra estinzione.

E allora — mentre le ultime luci si spengono ed il palco diventa un relitto — restano in aria parole sospese: “I hurt myself today, to see if I still feel“. E in quel momento ciascuno di noi sceglie se cedere al torpore oppure se restare sveglio, reinventare il proprio dolore, trasformarlo in una rivoluzione di fatti, di parole e di scelte radicali. Perché, come scrisse Blake: “The road of excess leads to the palace of wisdom“, gli eccessi, a differenza di quel che sostengano i despoti ed i padroni, conducono dritti al palazzo della conoscenza, della consapevolezza e della saggezza, le uniche armi che possono renderci davvero liberi.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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