sabato, Luglio 12, 2025
Il Parco Paranoico

Auschwitz, il Male che non conosce epoca

Mik Brigante Sanseverino Giugno 28, 2025 Luoghi Nessun commento su Auschwitz, il Male che non conosce epoca

C’erano giorni in cui il cielo smetteva di avere un nome.

Il freddo si confondeva con il battito, lento e fioco, del cuore; le parole svanivano come nebbia, prive di eco, prive di senso.

I corpi si muovevano, come ombre senza volto, trascinando brandelli di sé stessi in un tempo che non faceva più distinzione tra l’alba e il tramonto.

Nessuno domandava più chi fossi, nessuno ricordava più chi eri stato. Solamente numeri tatuati sulla carne, segni incisi, con ferocia, su vite ridotte ad ingranaggi, a ruote dentate di una macchina costruita per divorare esseri umani, per saziare la fame di coloro che sognavano un mondo senza umanità, senza compassione, senza pietà.

Ma quel tempo non è rimasto là.

Si è travestito, ha cambiato lingua, abiti, confini, bandiere. Ha preso altre forme, ha imparato a sorridere, a nascondersi dietro proclami, dietro muri, dietro schermi luminosi e parole che svuotano di senso il dolore.

Eppure continua ad abitare i pensieri dei despoti e dei tiranni, a camminare nelle città spezzate, lungo le frontiere chiuse, tra le voci ridotte al silenzio. È là, dove la dignità viene negata, dove i nomi vengono cancellati, dove le esistenze vengono interrotte, dove le storie vengono dimenticate.

Chi nascerà domani, chi avrà ancora mani pulite ed occhi capaci di stupore, non dimentichi mai dove conducono l’odio e l’indifferenza. Perché l’orrore non è una favola antica, non è un racconto lontano.

È un seme che la storia degli uomini si ostina a non estirpare. Dunque, tenete stretti i vostri sogni, custodite i nomi, i volti, le storie, le lacrime e le parole di chi non poté più pronunciarle, allora, come oggi, nei nostri giorni.

Qui, ad Auschwitz, nessuno era più uomo o donna. Nessun bambino, nessun vecchio, nessun ragazzo. Solo quei numeri, solo carne che alimentava quella macchina folle, costruita per macinare vite e nutrire il sogno febbrile di un dominio assoluto. Una macchina che non è morta nel Novecento, ma respira ancora; ha cambiato sembianze, ma non ha perduto la sua fame.

E sarebbe sciocco illudersi: il Male che abita la storia non conosce epoca, non si stanca mai, e continua a cercare nuovi alibi, nuovi carnefici, nuove vittime.

Eppure, in quel buio assoluto, un bambino, dietro le sbarre, continuava ad immaginare. Continuava a vedere orizzonti oltre il filo spinato. Sognava case senza muri, paesi senza confini, e soli caldi che non avessero più paura di sorgere.

Quel bambino parla ancora, anche adesso, a chi non ha visto ciò che ha visto lui.

Parla, disegna, immagina. Lo fa per sé, e per noi.

Perché nessuno, mai più, sia costretto a vedere le stesse cose: il proprio tempo scandito da un pezzo di pane raffermo, da un velo sottile di margarina scolorita, da una minestra dal sapore indecifrabile – e forse era meglio così – e da quell’unico sorso d’acqua torbida ed amara, per affrontare un altro giorno che poteva essere anche l’ultimo. Bastava poco, in fondo, le gambe che cedevano per la debolezza, il gelo che spaccava la pelle, un ordine frainteso o eseguito in ritardo, uno sguardo sbagliato, una parola di troppo o un banale pretesto di qualche guardia in divisa.

 

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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