sabato, Luglio 12, 2025
Il Parco Paranoico

Self Titled, Kae Tempest

Mik Brigante Sanseverino Luglio 4, 2025 Dischi Nessun commento su Self Titled, Kae Tempest

C’è un motivo se questo album si intitola “Self Titled”. È una dichiarazione che suona insieme confessione e manifesto, come a voler dire: io sono così, senza mediazioni, senza maschere, senza versioni addomesticate da offrire al mondo. Un lavoro che si rivolge in primo luogo all’artista e alla persona, che interroga il proprio riflesso e i frammenti dispersi di sé, disseminati nel tempo e nello spazio, nella vita esteriore e in quella segreta.

Il flusso emotivo che attraversa l’album si intreccia, di conseguenza, con paesaggi sonori cangianti, come se ogni brano fosse un’isola emotiva a sé stante e, insieme, un tassello indispensabile di un unico mosaico. Le immagini, che Kae Tempest evoca, traboccano di cruda verità, di ricordi che si riallacciano a vecchi fili spezzati, di tentativi ostinati di risanare ferite antiche che ancora sanguinano sotto pelle. Eppure mai, nemmeno per un istante, si avverte il rimpianto o il ripensamento. C’è piuttosto la consapevolezza che certe scelte, per quanto pericolose, controproducenti o scomode agli occhi degli altri, siano necessarie per restare fedeli a sé stessi.

Ciò che Kae Tempest ci suggerisce in alcuni passaggi, è l’urgenza di poter respirare liberamente, senza il peso di menzogne, di silenzi forzati o di costrizioni interiori; di non annegare in un oceano di recriminazioni e di rimorsi, di non trasformare la propria esistenza in un esercizio di sopravvivenza emotiva. In fondo, quello che Kae ci sprona a scegliere è ciò che, per noi, è naturale, istintivo, inevitabile, senza l’obbligo di chiedere il permesso o l’approvazione di qualcuno.

La struttura musicale riflette questa libertà interiore e stilistica: spoken-word asciutti e taglienti si alternano a derive più melodiche, ad episodi rap ed hip-hop che accolgono il disordine sentimentale come una risorsa, come un linguaggio che non chiede di essere decifrato, ma semplicemente vissuto. È il vento impetuoso della passionalità, delle emozioni che bruciano e pretendono di essere nutrite, che spinge questo album ad essere eterogeneo, affannoso, impulsivo e, a tratti, caotico. Ma forse è proprio questo il prezzo da pagare per essere vivi. E, più di ogni altra cosa, per essere sé stessi.

Ogni parola di “Self Titled” pesa, ogni verso è una cicatrice, ogni base è una pelle diversa indossata e subito lacerata per lasciarne intravedere un’altra. È un’opera che non cerca di rassicurare, né di consolare, ma solo di ricordare che il vero atto rivoluzionario, oggi, è non smettere di sentire, di percepire, di desiderare. Non fuggiamo più, allora, da ciò che ci scuote, ci spaventa e ci trasforma. E se c’è una lezione che questo disco lascia scolpita dentro, è che essere autentici è il gesto più radicale che si possa compiere in un mondo che ci vorrebbe sempre altrove, sempre altri, sempre uguali a qualcosa di pre-confezionato. Come, infatti, scriveva Oscar Wilde, “Sii te stesso; tutti gli altri sono già occupati“. E Kae Tempest, con questo album, ci mostra quanto possa essere difficile, caotico, pericoloso — e allo stesso tempo necessario, vitale, irrinunciabile — rispondere a quell’invito.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.