venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Artificial Beauty, Andrea Crespi @ Fabbrica del Vapore, Milano

Un braccio robotico ci accoglie come un presagio, una soglia oltre la quale comprendiamo subito quanto la tecnologia abbia ormai invaso e modellato le nostre esistenze. Non soltanto come strumento per aiutarci o per affrontare lavori complessi, ma come forza estetica, artistica, creativa: una nuova mitologia capace di generare icone, desideri, illusioni.

Tecnologia positiva e tecnologia negativa si fronteggiano come in un duello speculare: da un lato il futuro suadente e immaginifico popolato da creature divine, da robot umanoidi che sembrano usciti da un sogno elettronico — un ibrido tra l’algida poesia dei Kraftwerk e la malinconica tenerezza degli Air — pronti a raccontarci nuove, immortali storie d’amore e psiche; dall’altro la sua controparte oscura, sempre più arma sofisticata e mortale, condanna silenziosa delle nostre fragilità e dei nostri fallimenti.

È verso la prima dimensione che Andrea Crespi orienta il proprio sguardo, pur restando pienamente consapevole delle ombre, delle contraddizioni e dei pericoli che queste “bellezze artificiali” custodiscono nel proprio grembo. Il suo lavoro attraversa il rapporto complesso tra creatore e creatura, quel legame tormentato in cui l’essere innocente finisce, spesso, per ereditare gli impulsi rabbiosi, predatori ed aggressivi del suo stesso artefice. Una dinamica antica quanto il mito, con la stessa tensione tragica che si ritrova nelle note cupe e visionarie dei Massive Attack o nei paesaggi sonori dei Nine Inch Nails, dove la tecnologia non è mero strumento, ma lo specchio deformante delle nostre tensioni interne.

Eppure, proprio qui interviene l’arte come forza di redenzione. Solo l’arte — sembra dirci Crespi — può attenuare la spirale pericolosa, riportare ogni elemento su un piano pacifico, amorevole, appagante, carico di sogni e di percezioni sottili. È ciò che si apre di fronte agli occhi del visitatore alla Fabbrica del Vapore: una Nike di Samotracia rielaborata in chiave futura, che pulsa di energia vibrante e gioiosa, come se danzasse al ritmo di un synth-pop celestiale, tra la grazia senza tempo e le geometrie luminose dei Daft Punk. È l’incarnazione concreta di un’armonia ritrovata tra il passato e il futuro, tra ciò che fummo e ciò che potremo essere. Un invito fluido a non smarrirci nei labirinti moderni della disinformazione, della propaganda, delle menzogne digitali e delle infinite fake news che tentano di invadere i nostri spazi vitali, oscurando il nostro diritto di scelta e di azione.

Andrea Crespi prova a ricomporre la frattura tra il mondo analogico dei sentimenti e delle anime tormentate e quello digitale dei codici binari e degli algoritmi. Nel suo respiro si avverte lo stesso respiro del mondo: un desiderio di armonia, di pace, di libertà. Ed è interessante osservare come la sua poetica suggerisca che questi valori possano essere raggiunti anche attraverso la scienza e la tecnologia, purché esse restino fedeli alla verità e non diventino un mezzo indolore per imporre il proprio dominio e il proprio controllo. Perché in quel caso, inevitabilmente, le nostre creature digitali finiranno per diventare simili a noi: e, un giorno, potrebbero, addirittura, sostituirci, rubandoci — come Prometeo fece con Zeus — il fuoco della vita, della consapevolezza, della libertà stessa.

Sono domande che nelle opere di Crespi assumono una consistenza quasi tattile. Dilemmi che si possono sfiorare, osservare, percepire nella loro ambiguità. Fragili e potenti allo stesso tempo, essi ci ricordano quanto sia ormai flebile — sottilissima, quasi invisibile — la linea che separa i due mondi: creatori e creature, analogico e digitale, opere ed artisti.

Alla fine della mostra, una musica silenziosa sembra risuonare dentro chi osserva, un accordo sospeso, come quelli di Brian Eno, che non offre risposte definitive, ma apre spazi nuovi, ampi, luminosi. Spazi in cui continuare a chiederci chi siamo, chi stiamo diventando e quale destino ci attende nell’infinita danza tra l’umano e l’artificiale.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

Comments are closed.