venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Rock, Radiohead e Palestina: la musica non può fingere di non vedere

Da tutti i fiumi, da tutti i mari, da tanti paesi diversi – con storie, tradizioni, culture, idiomi e religioni differenti – un’unica rotta si intreccia: quella che porta a Gaza, a quella striscia di terra intrisa di sangue. Fiumi e mari, ovvero simboli di vita e di resistenza, diventano, ora, utopia in viaggio, come la flottiglia che attraversa il Mediterraneo decisa a portare il proprio carico fragile e coraggioso di aiuti e di umanità. Una rotta che si scontra contro la volontà feroce di cancellare un intero popolo, ridotto a una scelta infame: la fuga o la morte.

Nessun futuro, nessuno stato libero e indipendente, nessuna rivendicazione legittima all’autodeterminazione o alla propria identità culturale. Solo il silenzio ipocrita delle cancellerie occidentali. Ma a quel silenzio si oppone un coro fatto di persone comuni: uomini e donne che non accettano di vedere bambini morire di fame, che rifiutano la falsa neutralità dei loro governi, dietro cui si cela solamente compiacenza disdicevole.

Gaza non è, come vogliono farci credere i media di regime, un covo di terroristi. Gaza è soprattutto un popolo, una moltitudine di persone comuni, e in gran parte bambini. Bambini che appartengono a una comunità viva, che non può essere ridotta a una mera “questione geografica”, ma che rappresentano una ferita aperta e sanguinante.

Ecco perché gli artisti non possono fare come i governanti. Non possono rimanere in silenzio, non possono rifugiarsi nelle parole di circostanza. Non possono dire, come un moderno Ponzio Pilato, che una cosa sono le scelte del governo israeliano e un’altra è suonare a Tel Aviv. No: la musica, soprattutto se nasce dal rock e dalla controcultura, deve avere il coraggio di dire ciò che i governi tacciono. Deve saper pronunciare parole limpide e inequivocabili: noi non suoniamo in un paese il cui governo è un governo criminale, genocida, razzista, che sostiene l’apartheid, nonché l’occupazione illegale, arrogante e violenta della Cisgiordania. Un governo che arma, sostiene e difende coloni che altro non sono che ladri, usurpatori, predatori di terra e di vita.

Miei cari Radiohead, quanti artisti rock, negli anni Ottanta, hanno accettato di esibirsi in Sudafrica? Nessuno, perché era chiaro che quella musica avrebbe suonato al servizio dell’apartheid. Oggi, ciò che accade a Gaza, a Gerusalemme Est, in Cisgiordania, è molto peggio: perché oltre al razzismo e alla segregazione, c’è un progetto sistematico di annientamento.

Non bastano più le mezze parole, non bastano più le condanne generiche. È tempo di chiarezza, di coraggio. Thom Yorke ha provato a distinguere, condannando sia Netanyahu, che Hamas. Ma Netanyahu e i suoi ministri non sono soltanto “una combriccola di estremisti”, essi sono dei criminali e degli assassini. E Hamas, pur con la sua deriva cieca e violenta, non può diventare l’alibi dietro cui nascondere l’orrore quotidiano. Perché restano i bambini ridotti alla fame, i genitori che piangono la loro morte, un popolo condannato alla privazione e alla discriminazione.

La musica non può fingere di non vedere. Non può permettersi di essere neutrale. Se il rock ha avuto un senso nella storia, lo ha avuto proprio nel suo essere veleno per i sistemi di potere, nella sua capacità di opporsi a chi soffoca la verità, la libertà, la vita.

E allora, Radiohead, prima di iniziare questo tour europeo, che sarà, sicuramente, esaltante e vibrante: da che parte state? Dalla parte della verità o da quella del silenzio?

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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