venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

There Is A Word in Arabic: “Sumud”

Mik Brigante Sanseverino Settembre 11, 2025 Parole Nessun commento su There Is A Word in Arabic: “Sumud”

Le parole di Roger Waters vibrano come un manifesto: non un inno alla guerra, ma alla resistenza. “Sumud” – la fermezza, la perseveranza, la tenacia di chi difende la propria terra, la propria storia, le proprie tradizioni e la propria dignità – diventa il cuore pulsante di questa canzone. Roger Waters intreccia immagini di dolore e di speranza: dalle case ridotte in macerie al profumo del pane fresco, dai nomi dei martiri e delle testimoni – Rachel Corrie, Shireen Abu Akleh, Sophie Scholl, Anna Frank – fino al sogno di un’umanità che, finalmente, riesca a liberarsi da dogmi, propaganda, violenze, avidità.

La resistenza evocata qui non è soltanto quella palestinese e, allo stesso tempo, non può non esserlo. È resistenza universale, che attraversa secoli e geografie, che lega le vittime del nazifascismo alle attiviste assassinate in America Latina, che unisce le voci soffocate dalla barbarie di Stato alle folle che, ancora oggi, si stringono, fianco a fianco, per pretendere libertà e giustizia. Non è un catalogo di eroismi isolati: è la forza ostinata delle persone comuni che rifiutano di piegarsi, ancora ed ancora, fino a rendere eterno il gesto di alzarsi in piedi e di denunciare, con fermezza, ogni violenza, ogni sopruso, ogni ingiustizia, ogni atto iniquo e criminale.

Roger Waters ci ricorda che la resistenza non è soltanto opposizione, ma anche creazione. È un atto di senso, di direzione, di cammino collettivo: “quando le voci si uniscono in armonia”, dice, nasce un’energia che travolge e che supera ogni barriera, capace di cambiare il corso stesso della storia. È una bussola morale che rifiuta menzogne, corruzione e inganni, e che afferma con ostinazione: la dignità non è negoziabile.

Mai.

E in fondo “sumud” è proprio questo: continuare a stare in piedi, con ostinazione, con fierezza, con coraggio, anche quando tutto intorno sembra franare. Non per odio, non per vendetta, ma per amore: dell’aria e della terra, del sole che tramonta, della vita che deve continuare, della giustizia che ancora chiama.

Perché anche se lanceranno un’altra bomba, anche se non ameranno mai questa canzone, anche se i loro giornali e le loro televisioni cercheranno di ridurci al silenzio, anche se ci sbarreranno la strada con muri e governi ipocriti e vigliacchi, anche se ci spingeranno davanti ai loro plotoni d’esecuzione, noi resteremo qui. Saremo madri e padri, figli e fratelli, figlie e sorelle, amici e compagni. Saremo il passato e il futuro. Saremo quelli che non si piegheranno mai. E spezzando ogni maledetto déjà vu, continueremo a sentire, nell’acqua e nella terra, nel vento e nel cuore, le voci dei nostri antenati e dei bambini che non hanno potuto crescere, amare, conoscere, viaggiare. I bambini assassinati che non hanno potuto vedere un tramonto e sognare, solo per un istante, un domani di libertà.

E se questo sogno sembra ancora lontano, la canzone di Roger Waters ci ricorda che esso è un sogno necessario. Perché la resistenza non è solo contro qualcuno: è per qualcuno. È per chi verrà dopo di noi, per chi avrà il coraggio di camminare a testa alta senza check-point, senza apartheid, senza paura di un altro genocidio.

Ed è qui che ritorna alla mente un’altra voce, quella di un italiano, Enrico Berlinguer, il quale affermò, con lucidità estrema, che, ormai, la questione morale esiste da tempo, ma essa, oggi, è, soprattutto, una questione politica. Ecco, allora, il punto centrale: “sumud” non è soltanto una parola araba, è una condizione umana e universale, la stessa che Enrico Berlinguer indicava quando chiedeva di ricostruire la politica a partire dall’etica, dalla dignità, dall’umanità, dalla solidarietà, dall’empatia, dal coraggio delle persone comuni. È la consapevolezza che senza resistenza morale non ci può essere giustizia politica, e che, senza giustizia politica, non ci sarà mai libertà reale.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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