venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Volume, Supervulkan

Mik Brigante Sanseverino Novembre 29, 2025 Dischi Nessun commento su Volume, Supervulkan

C’è una malinconia di fondo che avvolge “Volume” dei Supervulkan, come una foschia che non si dirada mai del tutto.

È la malinconia di chi avverte, con un brivido improvviso, di aver perduto qualcosa di essenziale: momenti non vissuti fino in fondo, persone lasciate scivolare via per sempre, affetti che la vita ci offriva e che non siamo stati capaci di proteggere. Nel disco aleggia il senso di una deriva collettiva, lenta ed inesorabile, in cui siamo caduti, tutti, senza nemmeno accorgercene. Un desiderio malato di possedere ciò che non è possibile, una brama inutile di sottrarre all’altro ciò che, in fondo, non ci serve. È la spirale bellicosa di ostilità reciproche — personali e globali — che amplifica il vuoto che ci esplode dentro, rendendolo sempre più vasto, più caotico, più ingestibile.

Quel vuoto si aggancia, idealmente, a quello degli anni Novanta, quando la tensione compressa nelle viscere del mondo fece deflagrare il grunge, come un urlo di massa contro la disillusione. Ma, allora, c’era ancora un’innocenza analogica, un modo di stare al mondo imperfetto ed autentico. Oggi, invece, ci ritroviamo incastrati nelle sovrastrutture digitali degli algoritmi: tutto appare più falso, più anonimo, più uguale. Ogni giorno, ogni parola, ogni nota e ogni frase sembrano la copia sbiadita di qualcosa già accaduto, già previsto, già architettato. “Volume” raccoglie questo dolore, questa finzione generalizzata, e ne è affranto; ma, nello stesso tempo, lo respinge, lo contraddice, ne invoca la disgregazione più feroce.

Ed è così che le sonorità grunge vengono risucchiate dentro un miscuglio ribollente di trame shoegaze deformate, sghembe, metalliche.

C’è un magma sonoro che ribolle sotto la superficie: una stanza attuale e ipnotica, una creatura che respira, lentamente, nel buio, un demone di purezza incontaminata che reclama il fuoco originario del rock più rumoroso, conflittuale, indomabile e visceralmente vivo. Le chitarre si allungano come lame, le distorsioni assumono un peso quasi fisico, i riverberi creano ombre sonore che sembrano muoversi nella stanza. È musica che non vuole compiacere, non vuole tornare alla forma ordinata del ritornello perfetto; musica che scardina, disturba, mette a soqquadro.

In “Volume” non c’è spazio per parole accomodanti, per i testi rassicuranti, per i suoni “adatti” al momento. Qui tutto è concepito per smascherare ciò che siamo diventati: creature che implorano nuove catene, che cercano, volontariamente, recinti e definizioni, per non affrontare la vertigine di una libertà reale. Il disco ci espone, ci umilia quasi, per ciò che sono i nostri sentimenti più nascosti e le nostre omissioni quotidiane.

Perché alla fine “Volume” parla proprio di questo: delle nostre rinunce, delle iniziative mai prese, dei sogni lasciati marcire nel cassetto. La nostalgia non è un affetto nobile: nasce dalla nostra impotenza, dalla resa, dal lasciarsi scivolare nella corrente senza provare a nuotare. E i Supervulkan, con la loro furia elettrica e le loro ritmiche serrate, ci esortano a rompere questo incantesimo passivo.

Ci chiedono di essere noi stessi fino in fondo. Di trasformare il rumore in un inno sacro di luce. Di restare ancorati al presente, senza fuggire verso epoche che non torneranno o futuri che non esistono ancora.

Ci ricordano che abbiamo già tutto ciò che ci serve per accendere il fuoco. E che quel fuoco può bruciare via ogni falsa convinzione, ogni maschera, ogni rassegnazione. “Volume” è un invito a sollevarci dal fondo, a non accontentarci della copia della copia della copia, a reclamare di nuovo la scintilla vera — quella che fa male, quella che illumina, quella che finalmente ci sveglia.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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