lunedì, Dicembre 9, 2024
Il Parco Paranoico

Senza Eredità, Moltheni

Mik Brigante Sanseverino Dicembre 11, 2020 Dischi Nessun commento su Senza Eredità, Moltheni

Oggi è diventato ieri. Alcuni non lo trovano giusto, eppure si trovano a loro agio e quindi, alla fine, pensano che va bene così: accontentiamoci di questo ieri che è praticamente oggi. Altri, invece, non si pongono affatto la questione, per loro non è cambiato nulla, perché non si erano mai resi conto che ieri fosse passato da un pezzo. E poi ci sono quelli che non ci stanno e che già pensano, vivono, amano ed odiano come se fosse domani.

Non so se questi ultimi mesi, vissuti spesso in casa, abbiano fatto sì che qualche porta che non era stata mai completamente chiusa, venisse riaperta, permettendoci, dunque, di respirare, leggere e magari ascoltare nel proprio inconscio vecchie parole, magari immergendole in un contesto completamente alieno, come quello attuale, e provare quelle sensazioni che solo il passato è in grado di evocare: nei colori sbiaditi, nella ruggine, negli scricchiolii, nei capelli che imbiancano, nelle rughe. Sensazioni che non sono solo astratte, ma che diventano fisiche, evidenti al tatto ed all’olfatto, alla vista ed al gusto.

E’ chiaro che questi brani, nonostante il lavoro eseguito, come sempre ottimamente, da Umberto Maria Giardini, diano un senso di continuità con i vecchi album a nome Moltheni: si tratta di pezzi che, per un motivo o per l’altro, erano rimasti fuori dai dischi dell’epoca. Ciò rende, di conseguenza, questo album eterogeneo ed allo stesso tempo “fedele alla linea” ed al proprio gusto estetico, capace di passare dalle atmosfere vibranti di una ballata folk, a quelle più riflessive e psichedeliche, fino a giungere a quelle crepuscolari di un rock minimale e poetico.

Si tratta, però di un vicolo cieco, non dimentichiamolo: non può esserci continuo e fortunatamente, io penso, non ci sarà. Trovo assolutamente giusto che si tratti di un lavoro senza eredità, perché noi non abbiamo bisogno di un lascito. “I Segreti del Corallo” o “Splendore Terrore” o gli altri album rappresentano dei lasciti. Noi – musicalmente – abbiamo bisogno di esplorare territori nuovi e di essere stimolati; magari, di tanto in tanto, è bello ascoltare una vecchia storia, come è bello incontrare un vecchio amico, è anche un modo per capire dove siamo arrivati e dove possiamo ancora dirigerci, ma non può e non deve essere un punto d’arrivo, altrimenti significa che non abbiamo assolutamente più nulla da dire ed allora un progetto, come quello di cui stiamo parlando, diventa del tutto inutile, tedioso e stucchevole. Ma solo uno sciocco farebbe così e Umberto Maria Giardini non è assolutamente uno sciocco.

Forse lo è Moltheni, forse lo siamo anche noi, forse lo è questo tempo che continua a confonderci i sensi ed i pensieri, ma forse questo lo abbiamo già detto ieri o magari lo diremo domani, chissà.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.