venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Cillia: il mare, il dolore, la memoria del Mediterraneo

Cillia viene da San Lucido, un piccolo borgo sospeso sul Tirreno cosentino, dove il mare non è solamente paesaggio, ma anche presenza. Presenza viva, dolente, mutevole. La sua musica nasce da lì, da una costa che sembra trattenere storie antiche tra gli scogli e le mareggiate. E lei, Cillia, è il volto stesso di quel legame viscerale, misterioso, suggestivo e crudele, che unisce l’acqua salata al sacrificio, la bellezza alla rovina.

Nel suo canto c’è l’eco di una femminilità arcaica, che non si arrende all’addomesticamento della modernità. Una bellezza che sa farsi tempesta, che si consuma per rinnovarsi, che attraversa la morte per rigenerarsi, come le onde che si frantumano senza fine, eppure non cessano mai. La sua voce, dolce e selvaggia, non consola, ma ammonisce. È un richiamo ad un tempo in cui i popoli attraversavano il Mediterraneo non per fuggire dalla morte, ma per cercare altra vita.

Cillia canta per chi, un tempo, solcava quel mare senza passaporti, né lasciapassare, né frontiere, né dogane, guidato solo dalla fame di conoscenza, dalla volontà di un destino diverso, da un istinto, irriducibile, alla libertà. Prima che l’uomo si convincesse di poter recintare anche il mare, così come la terra, con leggi, con muri, con divieti, con decreti, con barriere. Prima che l’uomo decidesse chi potesse vivere e chi no, chi fosse degno d’asilo e chi fosse, invece, da rifiutare e respingere. Prima che la paura venisse scambiata per ordine, e l’indifferenza per giustizia.

Nel suo immaginario, Cillia è una vestale laica di memorie antiche, una custode di ciò che il tempo ha cercato, invano, di seppellire. Le sue canzoni sembrano recitare un poema orale venuto da lontano: quello dei miti erranti, quello di Odisseo, degli Argonauti, di Enea, di città e paesi adagiati, in attesa, sulle rive del mare. Come una moderna Antigone, Cillia offre il suo corpo al mare — ma non la sua anima. Quella resta intatta, ribelle, irraggiungibile. Il mare, nella sua musica, non è mai scenario, ma è un interlocutore. È amore e minaccia, culla ed abisso. È salvezza e condanna assieme. E, soprattutto, è memoria viva, cucita, in ogni onda, come una lettera mai spedita.

Nel mare si mescolano storie di popoli, di esili e di esiliati, di chi parte e non fa più ritorno, di chi attende guardando l’orizzonte spegnersi come un lume lontano. E in quelle acque si specchiano le emozioni che ci rendono umani: il desiderio, la nostalgia, la speranza, il bisogno di amare. Amare, come fa Cillia, qualcuno che si è perduto, che potrebbe essere ovunque, che ha lasciato la sua ultima traccia proprio su di un orizzonte sfumato nel blu. E allora non sono soltanto semplici canzoni, ma si tratta di preghiere laiche, di offerte musicali alla vastità insondabile del grande ed unico mare del mondo. Canzoni dedicate a tutte le sue sponde, a tutte le sue vittime, a tutti coloro che lo hanno attraversato — per vivere, per cercare, per sognare.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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