venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Fino a un certo punto? No. Oltre ogni punto. [Shoegaza @ Arci Bellezza, Milano 27/9/25]

L’umanità conta fino a un certo punto.

La dignità e la vergogna, pure.

Sulla verità è meglio non azzardare ipotesi: la si teme più di quanto la si cerchi, la si seppellisce sotto le macerie di parole vuote, di sorrisi diplomatici, di indecenti silenzi istituzionali. E per quanto riguarda la servile disponibilità del governo italiano alle azioni brutali, violente e spietate dell’unica tanto sbandierata “democrazia del Medio Oriente”, quel punto, purtroppo, lo abbiamo superato da tempo.

La nostra classe dirigente ha smarrito ogni pudore, rivelandosi per ciò che realmente è: un impasto tossico di codardia e arroganza, di analfabetismo funzionale e moralità smarrita. Pur di non ammettere ciò che è evidente, ciò che persino i bambini vedono, i ministri italiani si trincerano dietro battute e silenzi, calpestano le vittime, deridono i volenterosi e lasciano cadere sul sangue dei gazawi il loro assordante e complice silenzio. Un silenzio che pesa più di mille menzogne.

Israele — lo Stato canaglia — attacca i propri vicini, occupa terre che non gli appartengono, pratica una segregazione razziale, uccide civili innocenti, affama bambini, radia e annichilisce intere famiglie. Da due anni, ormai, porta avanti una sistematica pulizia etnica, spingendo la popolazione di Gaza all’esodo oppure alla morte. Nessuna terza via: solo l’abisso.

Fino a un certo punto, sì.

Poi, una volta ammazzati da un missile o da un cecchino, mentre si tenta, disperatamente, di cercare acqua o pane, tutto finisce. Il punto — l’unico vero punto che interessa a Netanyahu e ai suoi ministri carnefici — è quello. La cancellazione dell’altro.

E in Italia questo disegno criminale, contro cui il popolo ha urlato la propria indignazione, viene taciuto, minimizzato, giustificato. I governanti si coprono di vergogna e i loro complici mediatici scodinzolano nei salotti televisivi, pronti a trasformare ogni atrocità in un esercizio di retorica. Fino a un certo punto? No. Oltre ogni punto.

Israele è oggi un paese prigioniero di sé stesso, soffocato da una cultura di guerra che si nutre di paura e si perpetua nella violenza. È uno Stato allo sbando, divorato dal suo stesso odio.

Eppure, nel buio di questa tragedia, a volte si accende una piccola, fragile luce. Lo scorso 27 settembre, a Milano, al Circolo Arci Bellezza, quando le navi della Sumud Flotilla non erano ancora state intercettate in acque internazionali, quattro band della scena shoegaze italiana — Brina, Chiaroscuro, Cosmetic ed Edless — hanno suonato per Gaza. Un concerto di pace, di empatia, di disobbedienza morale. Lo shoegaze, con le sue chitarre liquide e sognanti, è un genere che vive di distorsioni e di dissolvenze, come se la realtà potesse sfumare nel rumore e aiutarci a trovare un’altra forma di verità. In quelle onde incalzanti, in quei muri di suono che sembrano carezze e urla insieme, c’era la stessa vertigine che si prova guardando le rovine di Gaza: una rabbia piena di tutto ciò che non dovrebbe mai accadere.

La musica sa bene che la politica attuale non osa, non consola, non resiste. E, allora, le note debbono farsi atto di solidarietà, di memoria, di insurrezione morale. Sant’Agostino ci ha insegnato che chi non ama non è capace di comprendere, e forse è proprio questo il peccato originale dei potenti, dei despoti e dei tiranni: la mancanza d’amore. Einstein, che pure fuggì da un’Europa in fiamme, devastata dalla follia nazista, è sempre stato consapevole del fatto che la pace non si può mai mantenere con la forza, ma solamente con la comprensione. E Mandela, che in prigione imparò la pazienza dell’acqua, con il suo esempio di vita, ci ha mostrato come il vero coraggio non è non avere nessuna paura, ma vincere la propria paura e i propri timori per difendere la giustizia e la legalità, senza alcun compromesso e nessuna mezza misura.

Queste esistenze sembrano provenire da un altro mondo, un mondo in cui l’umanità non si ferma “fino a un certo punto”, ma è lo stesso mondo che vibra nelle corde di chi, come le band che si sono esibite sul palco milanese di Shoegaza, sceglie di suonare non per fuggire via, per dimenticare o per fingere, ma per restare. Per dire: “Io ci sono. Io ascolto. Io vedo.”

Le distorsioni dei Brina, i riverberi malinconici dei Cosmetic, le voci sospese dei Chiaroscuro, la dolce disperazione degli Edless. Tutto resta nell’aria come un eco di resistenza, un atto di fede nell’uomo che la politica non osa e non ha più la determinazione di pronunciare. E accanto a loro, le testimonianze dei Medici Senza Frontiere, di chi davvero attraversa l’inferno per salvare anche solo una vita, ci ricordano che non esistono neutralità possibili quando la morte viene sistematicamente organizzata.

Forse i nostri ministri, ad iniziare dalla Giorgia dei Palazzi, dovrebbero ascoltare quelle voci — non quelle del padrone americano o del tiranno israeliano, ma quelle di chi cura, di chi consola, di chi canta. Perché finché un primo ministro criminale e condannato dalla Corte di Giustizia Internazionale potrà agire indisturbato, protetto dai suoi alleati occidentali, nessuna pace sarà possibile. La musica, però, continuerà a vibrare. A dire ciò che i governi tacciono. A ricordarci che la dignità non ha “punti” da oltrepassare, ma solamente confini da abbattere.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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