martedì, Marzo 19, 2024
Il Parco Paranoico

Beneath The Eyrie, Pixies

Mik Brigante Sanseverino Settembre 25, 2019 Dischi Nessun commento su Beneath The Eyrie, Pixies

“Beneath The Eyrie” è il terzo album pubblicato dai Pixies dopo la reunion ed i tour mondiali che gli hanno procurato milioni di dollari. Siamo ancora ad anni luce di distanza dal trittico iniziale “Come On Pilgrim” / “Surfer Rosa” / “Doolittle” e probabilmente non sarà più possibile produrre qualcosa di simile. Ora sembra tutto più scontato e prevedibile, tutto più ovattato ed anche questo nuovo album non apre assolutamente a nessuna nuova strada musicale, ma, rispetto ai suoi due predecessori post-reunion, esso è intriso di sonorità ed atmosfere che sono tipiche dei Pixies. È un lavoro glaciale ed è proprio questo il suo fascino: il Tempo non può essere ignorato, il Tempo lascia delle fratture, fratture che non si rimargineranno mai ed è proprio attraverso esse che penetrerà il vento e che il gelo giungerà in profondità, nella carne, dove i nostri nervi sono scoperti ed i nostri sentimenti sono più indifesi.

Sarebbe impensabile costringere Black Francis ad affrontare tematiche quali il dolore, il sesso, la punizione, i simboli religiosi, così come faceva trent’anni fa; significherebbe intrappolarlo in una dimensione che non esiste più e costringerlo a fingere e divenire la caricatura di sé stesso. La band, nella nuova formazione con la bassista Paz Lenchantin, sembra averlo recepito, lasciando più spazio al rimorso ed immergendosi a pieno in parole che hanno il sapore sfuggente del Futuro che si ritrova ad essere Passato. C’è la consapevolezza della perdita, il segno distintivo della maturità artistica ed umana di Black Francis, a tingere d’oscurità e spessore emotivo questi brani, anche quando i toni diventano più accesi e le ritmiche più sferzanti.  

Sappiamo che il disco è stato registrato in vecchia chiesa, aldilà delle ripercussioni tecniche sul suono, è come se il tocco freddo della pietra, i graffi sul legno, i nomi che ora sono tutti ricoperti dalla polvere, l’assenza che si percepisce in ogni respiro, mentre l’aria pare fermarsi e la luce assume quasi una corposità materiale, fluissero nelle dodici canzoni del disco, caricandole di umanità, rendendole in grado di sintonizzarsi con la lacerante solitudine ed il peso del vuoto che esiste in ciascuno di noi. I Pixies non ritroveranno più il tocco del fulgido passato, non riusciranno più a trasmettere quell’energia irrefrenabile che aveva tanto affascinato Kurt Cobain, né a ricostruire le atmosfere più surreali, ciniche e decadenti che li hanno resi celebri, ma questa non è la loro fine, non è detto; soprattutto se continueranno – come è accaduto, in parte, in quest’ultimo lavoro – a vivere il loro presente e la loro attualità, a connettersi con ciò che sono diventati oggi, tentando di trasformare ciò che sentono e vivono, le loro e le nostre emozioni, in musica, senza più preoccuparsi o temere il peso del confronto con definizioni e schemi che ormai non esistono più.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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