Volgere lo sguardo dentro di sè, ascoltare il rumore della propria solitudine e raccontarlo a chi ci sta attorno; a colui o colei che incrocia, anche solo per un attimo, il nostro sguardo e poi al mondo intero. Una narrazione, a tratti ossessiva, che attraverso le sue sette vicende umane, attraverso le sue vibranti trame noise rock, le unghie conficcate nell’hardcore più viscerale ed affamato degli anni Novanta, attraverso i malinconici flashback onirici e le sue martellanti e liberatorie accelerazioni, tenta di strappare via quella rete di protezione che, spesso, avvolgiamo attorno alla nostra inquietudine ed alle nostre piccole e grandi insoddisfazioni.
Una rete che è fatta di persone, di luoghi, di giorni, di cose che ci servono solamente a coprire il vuoto e soprattutto ad allontanarci da quelle che dovrebbero essere, invece, le scelte vere, le scelte pericolose, le scelte che metterebbero davvero in luce quella che è la nostra essenza. La band milanese riversa tutta la sua rabbia e le sue energie su questo vuoto disumano: le parole gridate, i momenti più meditativi e rarefatti, i riff taglienti, le ritmiche incalzanti, le esperienze di vita vissuta, un tracciato cardiaco che parte dai Sonic Youth ed arriva ai Massimo Volume, dai quali, a volte, hanno quasi il timore di staccarsi. Ogni sforzo è finalizzato a strappare via quei vuoti che ci impediscono di essere umani e che, come chiodi, penetrano nella carne viva e ci rubano le nostre emozioni, i nostri sentimenti, la nostra capacità di sognare.
Ma, alla fine, ciò che conta è che non siamo più così soli, ci ritroviamo ad essere finalmente i protagonisti dei queste sette storie e non più i semplici spettatori/ascoltatori; abbiamo fatto nostre queste giornate agitate che gli Zidima hanno trasformato in veri e propri pugni contro il ventre molle ed assuefatto del sistema neoliberista che tenta, in tutti i modi possibili, di inculcarci la cultura della paura e farci sprofondare, di conseguenza, in quell’abisso di solitudine che poi vorrebbe farci riempire con cose, oggetti, soldi, idee, comportamenti, lunedì di merda, martedì di pioggia, mercoledì di morte, con i quali brama tenerci buoni e costantemente soggiogati. Ma per quanto tempo ancora dovremo ascoltare questa stessa canzone?
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