giovedì, Novembre 14, 2024
Il Parco Paranoico

Strings Of Soul, Acid’s Trip

Mik Brigante Sanseverino Maggio 13, 2021 Dischi Nessun commento su Strings Of Soul, Acid’s Trip

Se una improvvisa frattura lacerasse il tempo, aprendo una ferita in grado di mettere in comunicazione il nostro grigio presente con le atmosfere hard-rock, psichedeliche e cariche di groove e magia degli anni Settanta, ebbene il suo bruciante dolore, la sua focosa passione, il suo inquieto tormento potrebbero essere efficacemente rappresentati dalla band svedese. “Strings Of Soul” è un’alternanza di cavalcate elettriche ed heavy blues, di momenti mistici, di passaggi brutali, di sonorità che possono essere sporche, impetuose e grezze, ma anche evocative, pure e nostalgiche, mentre il Tempo, attorno a noi, viene distorto; mentre episodi, esperienze, fatti del passato si intrecciano a visioni sfuggenti ed acidi miraggi. Qual è la realtà? Cos’è, invece, solamente il risultato dell’elaborazione mentale ed ossessiva delle nostre percezioni, dei nostri sentimenti e degli stimoli che riceviamo dal mondo esterno, da coloro con cui condividiamo o abbiamo condiviso, in passato, la nostra stessa vita?

Il martello di chitarre degli Acid’s Trip si abbatte, incessantemente, sugli strati ansiosi di torpore, apatia, rinunce e paure che abbiamo edificato intorno alla nostra anima: all’inizio, probabilmente, era solo per proteggerla, poi pian, piano ce ne siamo dimenticati ed abbiamo creduto fosse meglio così, fosse meglio sentire il meno possibile ed essere il più possibile indifferenti, in modo da prendersi – anche con la forza – tutto ciò che questa società è in grado di offrirci. La band di Goteborg tenta di rompere, però, questo perverso meccanismo, partendo dagli anni Settanta, utilizzando la nostalgia per creare delle crepe nella triste quotidianità che ci affligge e ci incatena ed incunearsi in profondità, nelle zone più remote delle nostre coscienze, laddove avevamo abbandonato la nostra creatività, i nostri veri sogni, le nostre emozioni più fragili, i nostri istinti più selvaggi. Lo scopo di questo viaggio a ritroso, tra ciò che è stato e ciò che avremmo voluto essere, ci deve portare a scrivere un nuovo futuro. Al di là della bellezza di queste sonorità psych-rock, al di là delle loro trame suadenti, al di là dei richiami agli orizzonti musicali di band quali i Blue Cheer, i Cream o gli Steppenwolf, l’obiettivo finale è alzare il volume e offrire una strada alternativa da percorrere; una strada che non può essere, ovviamente, solo una banale via di fuga verso un decennio che ormai è trascorso da un pezzo, ma deve essere una strada che, facendo leva su energie interiori che credevamo di aver perduto – ma che, invece, erano semplicemente nascoste dentro di noi – ci porterà a riscoprire modelli esistenziali più umani, meno materialistici e più sinceri.

In fondo è questo il potere terapeutico di un brano come “The Kiss Riff”, mentre “No More Fucks” ci scuote e ci obbliga ad aprire gli occhi e renderci conto di ciò che stiamo facendo a noi stessi e anche agli altri, spronandoci a liberarci di quelle tensioni negative e cruente che “High Time” e “Get It Right” amplificano e trasformano in vibrazioni coinvolgenti e positive, in qualcosa che ci consenta di sentirci più vivi, più completi, più felici.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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