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Il Parco Paranoico

Il 2022, tra Musica e Governo

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 1, 2022 Parole Nessun commento su Il 2022, tra Musica e Governo

Al potere, soprattutto a quello più dispotico, intollerante, maniacale e violento, non piace particolarmente la musica, nessun genere di musica, non parliamo, ovviamente, solamente della musica rock.

Si pensi, ad esempio, alla musica jazz che, a partire dagli anni Venti, ebbe un enorme successo, prima in America e poi in Europa. Nel nostro paese, però, venne fortemente osteggiata e malvista; dopo le leggi razziali del 1938, fu definita una musica “negroide e semitica”. Ma proprio quando il ministero della cultura popolare, il MinCulPop, tentò di reprimerlo, il jazz ebbe, invece, la sua massima diffusione, nonostante tutte le ripercussioni messe in atto dal regime fascista.

È nefando e ingiurioso per la tradizione, e quindi per la stirpe, riportare in soffitta violini, mandolini e chitarre per dare fiato ai sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie che vivono soltanto per le effemeridi della moda! È stupido, è ridicolo, è antifascista andare in solluchero per le danze ombelicali di una mulatta o accorrere come babbei a ogni americanata d’oltre oceano!” (Popolo d’Italia, 30 Marzo 1938).

La censura, infatti, è da sempre l’arma più efficace ed utilizzata per offuscare il dissenso e tentare di controllare le masse; se un tempo essa si limitava alla musica, alla letteratura, al cinema o al teatro, oggi investe anche e soprattutto i nuovi media, compreso internet e tutti i suoi social network.

Nel mondo nato dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, comunque, il modo con cui le élite governative si sono relazionate alla musica non cambiò molto. Oggi, ad esempio, è risaputo che in Unione Sovietica e nei paesi del blocco comunista, esistesse, una vera e propria lista di tutti gli artisti e le band vietate dal regime perché considerate ostili. Una lista assolutamente eterogenea che andava dal punk dei Sex Pistols, ritenuto d’indole neo-fascista e violenta, fino ad artiste come Donna Summer o Tina Turner, accusate di diffondere messaggi provocatori, erotici e sessuali, passando attraverso i Pink Floyd, le cui canzoni, in riferimento soprattutto all’album “The Final Cut”, interferivano, secondo Mosca, con la bellicosa e brutale politica estera sovietica in Afghanistan.

A questa lista, risalente al 1985, dall’altra parte dell’oceano, rispondevano in maniera altrettanto efficace e nefasta, già nel 1971, mettendo John Lennon sotto sorveglianza; l’amministrazione Nixon e l’FBI, infatti, ritenevano che canzoni come “Give Peace A Chance” potessero essere dannose e controproducenti per l’immagine e le politiche degli Stati Uniti, in particolare dal punto di vista delle loro mire imperialiste. L’FBI, comunque, non si fermò solamente a John Lennon, esistono, infatti, files e rapporti su tanti altri artisti: Frank Zappa, Jim Morrison, i Jefferson Airplane o Jimi Hendrix, fino ad arrivare a Kurt Cobain.

Ai giorni nostri, la punta dell’iceberg è certamente rappresentata dal governo Talebano dell’Afghainistan, il quale, attraverso il suo portavoce Zabihullah Mujahid, fa sapere al mondo che “la musica è proibita nell’Islam, ma speriamo di poter persuadere le persone a non fare queste cose, invece di fare pressioni”; pressioni che, ovviamente, a quelle latitudini, sono frustrate, botte, violenze, fino, addirittura, in casi estremi, ad arrivare alla morte per impiccaggione.

Ma anche altrove la musica è fortemente osteggiata, si guardi alla Turchia di Erdogan e al modo con cui viene trattata l’arte e la musica curda, ma anche agli evidenti tentativi del governo di sfruttare la crisi pandemica per vietare uno stile di vita che non è amato dai partiti e dai movimenti religiosi radicali che sostengono lo stesso governo e che vorrebbero trasformare quello che è uno stato laico in un ennesimo stato clericale. Merita un posto sul podio anche la Russia di Putin, il quale è letteralmente ossessionato da quella musica che egli ritiene sovversiva, ma che, in realtà, non fa altro che denunciare l’omofobia, la corruzione, la brutalità delle forze di polizia, le violenze domestiche, che sconvolgono e avvelenano la società russa, impendendole di progredire e prosperare, mentre il governo sostiene ed alimenta atteggiamenti intimidatori e violenti nei confronti di band ed artisti che denunciano il suo operato: basti pensare alle Pussy Riot e al gruppo di artisti dissidenti “Vojna”.

Quanto all’Italia, non c’è bisogno di scomodare né Giorgia Meloni secondo cui “Imagine” è la rappresentazione di un mondo omologato e senza alcuna identità, semplicemente perché non sposa le idee sovraniste tanto care alla presidente di Fratelli D’Italia, né Matteo Salvini e le sue note e frequenti polemiche con artisti che gli rimproverano le sue politiche di odio e divisione, basta guardare all’ultimo anno e mezzo, alle scelte del Partito Democratico e del ministro Dario Fransceschini, il quale sembra muoversi su una linea di avversione e ostilità degna del MinCulPop, sposando l’inutile e ingiusta ideologia della colpevolizzazione sistematica che vede nella musica, negli spettacoli dal vivo, nei concerti, nei club, in tutto ciò che è underground, il nemico da tenere a bada e sul qual far cadere la temibile mannaia delle chiusure forzate e dei divieti, nonostante questo mondo abbia, più volte, dimostrato di poter continuare a lavorare e produrre gioia garantendo la necessaria sicurezza sanitaria. Anche questa è repressione, anche questa è censura verso qualcosa che non è solamente puro divertimento, ma che può diventare un utile e valido strumento di critica politica, di affermazione di libertà, di idee, di passioni e di principi che, purtroppo, al potere costituito non sono mai particolarmente graditi. 

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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