1I Sons Of Arrakis spingono le proprie sonorità stoner metal verso quello che è il terzo pianeta della stella Canopo, ovvero il pianeta Arrakis, un luogo arido ed inospitale, ma ricco di “melange”, la preziosa ed inestimabile spezia che permette i viaggi nell’iperspazio. Ed è, appunto, un viaggio sonoro fantastico quello che ci propone la band canadese: un viaggio capace di mescolare le narrazioni fantascientifiche di Frank Herbert e il rock desertico dei Kyuss con atmosfere psichedeliche e magmatiche che affondano le proprie radici nell’heavy blues-rock degli anni Settanta, nonché con i miti, i riti, le profezie e le leggende di un popolo indomito e misterioso, i Fremen.
Il Sole, intanto, arde in maniera feroce sugli otto brani che compongono questo disco, mentre Shai-Hulud, il verme delle sabbie, si nasconde, minaccioso, nel cuore inaccessibile del deserto. Ma i veri guerrieri sanno benissimo che il pericolo più grande non è quella creatura selvaggia e aggressiva, bensì la paura che vive dentro di noi, perché la paura può annichilire completamente la mente di un uomo; è necessario, dunque, affrontarla, assaporarla, attraversarla, toccarla con il proprio corpo e la propria anima, solamente così si potremo diventare più forti. Solo se si conoscono le tenebre fino in fondo, infatti, si può comprendere, apprezzare ed amare la luce.
“Omniscient Messiah” è il cuore pulsante dell’album, il punto nel quale gli opposti si scontrano e il deserto potrebbe trasformarsi, improvvisamente, in uno splendido giardino; le diverse dinamiche, alcune più lente ed altre più accelerate, si danno il cambio, mentre una nebulosa blacksabbathiana di energia onirica compare all’orizzonte, spronandoci ad abbracciare le divagazioni doom metal di “Abomination”, le quali assumono la consistenza sonora di un occhio rivolto, contemporaneamente, sia al futuro, che al passato; un occhio che trova la verità anche quando essa è immersa nel buio più profondo ed asfissiante, anche quando è circondata da innumerevoli e sfuggenti menzogne, anche quando il suo sentiero diventa così stretto da ridursi ad un filo invisibile. Ma i Sons Of Arrakis, acidi ed immaginifici profeti, sapranno come seguirlo e anche quando giungeranno dinanzi ad una barriera, apparentemente invalicabile, troveranno la frattura attraverso la quale fluire ed essere altrove: in altri spazi, in altri tempi.
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