Il rumorismo degli Obsexed è la loro risposta musicale al mondo-farsa nel quale sopravviviamo, convinti di essere sempre nel giusto; di essere sempre corretti; di essere sempre, dannatamente, buoni, rispettosi, democratici o sinceri; di essere sempre nel pieno possesso delle nostre facoltà fisiche e mentali. Ed intanto, là fuori, un morbo sta, letteralmente, divorando il pianeta, il clima, il futuro, la salute, il lavoro, la pace, la nostra stessa umanità.
I quattro brani di questo omonimo EP, sorti come una spietata e feroce fenice oscura, dalle ceneri malevole ed ostili della recente e drammatica pandemia, si incuneano, come una pulsante lama elettronica, tra le nostre stupide convinzioni, sui nostri altari di cinico e subdolo perbenismo, sotto i morbidi e nauseanti tappeti delle nostre casette perfette, delle nostre famiglie ideali, dei nostri traumi nascosti, rammentandoci, invece, quanto possiamo essere stronzi, quanto possiamo essere meschini, quanto possiamo essere cattivi, razzisti o violenti, ma, allo stesso tempo, quanto siamo, quotidianamente, succubi, proni, piegati e disponibili verso quel potere che continua a sfruttarci, ad umiliarci, a disprezzarci.
“Obsexed” è la verità minimale e punkeggiante che non vogliamo vedere, è un virus distorto che rifiuta ogni utilitaristico e facile compromesso melodico, ogni molle riappacificazione pop, ogni forma di servilismo mediatico o cibernetico, per riaffermare – con viscerale e torbido orgoglio no-wave – la propria anima dark, il proprio desiderio di abbattere gli schermi che ci impediscono di comprendere cos’è una guerra, cos’è una crisi ambientale, industriale o sanitaria, cos’è una protesta, cos’è un agguato, cos’è un linciaggio, cos’è una prigione, cos’è davvero il mondo che esiste al di là degli schermi luminosi ed assuefacenti dei nostri smartphone.






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