sabato, Ottobre 5, 2024
Il Parco Paranoico

Future’s Shadow Part 1: The Clandestine Gate, Bell Witch

Un unico brano, di 83 minuti circa, primo di una trilogia che condurrà i Bell Witch nel cuore di un abisso lugubre ed oscuro, laddove risiede la Morte, ma, allo stesso tempo, ogni cosa ha avuto, ha ed avrà, per sempre, origine, perché la sua essenza, in qualsiasi universo la si guardi, a qualsiasi geometria ci si affidi, è duplice: essa è la partenza, ma anche il ritorno infinito.

È la conclusione, ma anche l’inizio; è il buio, ma anche e soprattutto la luce che appare, improvvisamente, a tagliare e diluire le tenebre che avvolgevano, sia spiritualmente, che materialmente, il mondo di “The Clandestine Gate”, che – a guardarlo con attenzione – è il nostro mondo, un mondo sconvolto dai tamburi della guerra, dai gemiti dell’ingiustizia, dagli ululati della prevaricazione, come se la nostra esistenza – con i suoi interrogativi senza risposta, con le sue perdite improvvise e brutali, con il suo fardello di affanni – non fosse già abbastanza spietata ed assurda nel somministrare i propri torti, le proprie colpe e i propri dolori.

Il duo americano crea una lunga elegia sonora, intrisa di trame death, doom, epic e progressive metal, sconfinando, spesso, in un territorio acido, lisergico, suadente ed introspettivo, nel quale è possibile incontrare il custode dei sogni, quel Morfeo che può leggerci dentro e plasmare, di conseguenza, le nostre emozioni, le nostre paure e i nostri desideri più intimi, in maniera tale da renderci più liberi nelle nostre piccole e grandi scelte quotidiane. Infatti, solo quando saremo affrancati da questi demoni interiori, saremo in grado di guardare la realtà circostante per ciò che essa è, di fissare la verità negli occhi e di svincolarci dalle sovrastrutture artificiali, meccaniche ed elettroniche che bramano il controllo dei nostri sensi, dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri.

Intanto voci profonde e ritmiche magmatiche scardinano le porte dietro le quali ci eravamo nascosti e riparati. Le stagioni reclamano il proprio nome, la fiducia in un eterno e permanente presente era solo una sciocca follia che ha distrutto ogni aspetto dell’arte, della cultura, della musica, della civiltà e del progresso umano, che può essere tale solamente se affronta le tempeste dell’inverno, le sconfitte, le rese e persino i congedi. Perché solo così potremo apprezzare il dono più prezioso che abbiamo ricevuto e cioè quel tempo che dobbiamo sfruttare per coltivare le nostre passioni, realizzare i nostri progetti, seminare le nostre idee, rendere migliore tutto quello e tutti quelli che abbiamo attorno, nella consapevolezza che, anche senza di noi, il viaggio non si arresta, ma continua in un modo diverso, su una scala che non è più fisicamente limitata, ma cosmica e capace di prescindere dal quando e dal dove, in un fluire eterno di energia che muta e si trasforma, passando da una dimensione all’altra, oltre ogni realtà, ogni incubo, ogni sogno, ogni corpo, ogni spirito, ogni specchio, ogni immaginario sentiero, lastricato di mattoni gialli oppure no, sul quale decidiamo, autonomamente, di spingere i nostri passi. 

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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