lunedì, Aprile 29, 2024
Il Parco Paranoico

Sparklehorse, Mark Linkous, la voce del Creato

Una fucina di idee e di percezioni che, spesso, traevano origine proprio dalle esperienze più straziati e dolorose, dalle contraddizioni dell’America profonda e che solamente il contatto intimo con la natura, con i suoi silenziosi equilibri, con i suoi ritmi antichi, con i suoi rumori improvvisi e con le voci degli animali selvatici, riusciva, in parte, a lenire.

Un’overdose di bellezza, di pace e di serenità che, come un fiume in piena, rischia di abbattere gli argini degli spiriti più puri, innocenti e sensibili, facendo sì che il vuoto si insinui a poco, a poco tra i loro pensieri, affamando il cuore e spingendoli, sempre più, tra le grinfie di quelle ombre striscianti che assaltano la realtà, alterano ogni prospettiva di futuro e li obbligano a vivere in una dimensione sempre più irrazionale, aliena e estraniante.

Eccoli, dunque, i fatidici “uccelli del dolore” che oscurano i nostri orizzonti, mentre una voce lontana riporta alla luce canzoni che sembrano provenire da un altro universo, da una dimensione senza né inizio, né fine, nella quale tutto è eterno ed i corpi si dissolvono e si trasformano, in maniera assolutamente veritiera e senza alcuna ipocrisia, in pura melodia. Non c’è più alcun dolore, alcuna sconfitta, alcun lamento e anche la pioggia che cade sui vetri frantumati o sui fili d’erba, assume una consistenza appagante, riempitiva e catartica.

Intanto elementi sonori onirici, folkeggianti e introspettivi si mescolano a trame alternative-country, si scontrano, a volte, con improvvise esplosioni di feedback e distorsioni, per poi ritornare, dolcemente, sui propri passi e trasformarsi in un canto sottile, arcaico e malinconico; un canto che ha il profumo del legno, della terra umida della Virginia, di una vecchia fattoria, di un bosco, apparentemente solitario, che, invece, è pieno di vita, di sguardi vivaci, di occhi fuggenti, di creature che fissano, incuriosite, i cavi, gli amplificatori, i microfoni, le casse, le tastiere, i pedali e gli effetti delle chitarre e tutto quello che Mark Linkous – Sparklehorse – utilizza per comunicare con il mondo esterno e per metterlo a conoscenza di quanto possano essere potenti e penetranti un’alba nebbiosa, una campagna isolata, una foresta selvaggia, una condizione di apparente isolamento nella quale, invece, riusciamo a sintonizzarci con ogni battito cardiaco, ogni contrazione muscolare, ogni impulso nervoso e ritrovare in essi la voce della natura, la voce della nostra stessa coscienza, la voce di Dio. 

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.