sabato, Dicembre 6, 2025
Il Parco Paranoico

Pe’ahi, The Raveonettes

Mik Brigante Sanseverino Maggio 17, 2025 SenzaCategoria Nessun commento su Pe’ahi, The Raveonettes

“Pe’ahi” è un album che tenta di inseguire l’impossibile, di trovare un fragile equilibrio tra dolcezza e distorsioni, tra la carezza di una melodia e la lacerazione di una chitarra che geme sotto il peso del presente. È il respiro urgente di chi avverte, con chiarezza spietata, che il tempo a disposizione non è infinito e che, prima o poi, qualcuno staccherà la spina agli amplificatori, lasciando solo il silenzio a raccontare ciò che è stato.

Viviamo schiacciati da una moltitudine di bilanci e di sentenze, sommersi da numeri che pretendono di sintetizzare e di contenere realtà complesse, contraddittorie, malate, tossiche, che ai più non interessa davvero conoscere, se non quando queste sfiorano il loro personale tornaconto. E in quei numeri, in quelle statistiche che ammantano di presunta oggettività la nostra esistenza frammentata, ci siamo anche noi, con tutte le nostre colpe e le nostre imperfezioni, con il nostro oscillare disperato tra un tentativo di redenzione e una condanna autoindotta.

Mentre le melodie si fanno più stridenti e i muri sonori dei Raveonettes raggiungono il loro apice claustrofobico, ritmico e febbrile, l’elettricità diventa il varco magico attraverso cui i nostri sensi e i nostri incubi possono fuggire, materializzandosi in un club newyorkese avvolto nel fumo, in un’oasi polverosa nel deserto californiano, in un concerto dei Velvet Underground dove i feedback sono più veri delle stesse parole. O nel cratere di una luna immaginaria, fatta di riverberi e di synth abbaglianti, mentre il dolore si trasforma in luce.

Ciò che il duo danese sembra voler sussurrare — o forse urlare — è la consapevolezza di un’umanità che ondeggia, senza pace, tra una nostalgia furiosa e il disgusto per ciò che sta facendo del proprio mondo, dei propri sentimenti, dei propri legami: un paradiso artificiale corrotto, un giardino terrestre pronto a deflagrare, popolato di volti e di atteggiamenti falsi, di gesti fasulli, di necessità costruite ad arte. Una contaminazione che corrompe tutto ciò che di reale, immaginario, visionario o creativo osi ancora respirare. Eppure, in mezzo a questo collasso emotivo e culturale, rimane una via di salvezza: l’autenticità. Anche se, come sapeva bene Lou Reed, “there’s a bit of magic in everything, and then some loss to even things out.

Perché essere autentici significa, spesso, esporsi, mostrarsi vulnerabili, rinunciare alle maschere, perdere qualcosa per poter continuare a sentire davvero qualcos’altro, di più importante e di più profondo. “Pe’ahi” è il suono di questa perdita e di questo tentativo, il tentativo di restare vivi, intanto che, tutt’intorno a noi, ogni cosa diventa caos.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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