venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Everything Goes Through The Light, Stella Diana

L’ottavo disco degli Stella Diana, “Everything goes through the light”, si accende come un improvviso bagliore nell’oscurità densa e conflittuale dei nostri giorni. Non un’oscurità quieta, ma un buio febbrile, carico di terrore e di incertezze, nel quale le nostre paure si amplificano fino a deformare ogni gesto, ogni atteggiamento, ogni speranza. Eppure, il numero otto, simbolo d’equilibrio e di infinito, ci appare come un monito, un invito silenzioso a ritrovare un’armonia ormai smarrita: la nostra stella, però, si è inclinata pericolosamente, come un corpo celeste prossimo al collasso, e i venti della distruzione paiono aver sopraffatto ogni residuo di empatia e ogni fragile scampolo di umanità.

Viviamo un tempo in cui la fame torna ad essere arma e strumento di potere, un mezzo feroce per annientare interi popoli, privandoli di futuro attraverso la morte dei propri figli. Non è solo questione di simboli o di segni cosmici: è la brutale concretezza delle azioni, delle scelte, delle compiacenze, degli accordi, degli affari. Sporchi, indicibili affari su cui lo shoegaze degli Stella Diana riversa la sua malinconica e veritiera luminosità, trasformando il dolore e la disillusione in un canto che non consola, ma, almeno, prova a resistere. È un disco che sembra sospeso tra la condanna del presente e l’attesa ostinata di un domani che possa suonare, finalmente, diverso: un ritorno, un rinnovamento, una possibilità di riscatto, una strada che si biforca e che ci invita a deviare dall’abisso.

I dieci brani che compongono l’album diventano così spazi sonori nei quali le nostre solitudini metropolitane trovano una cassa di risonanza. Quartieri deserti, piazze affollate eppure mute e indifferenti, città che non promettono più nulla se non conformismo e alienazione; e in questi scenari ci scopriamo automi, macchine, ingranaggi che misurano e che calcolano persino i sentimenti, mentre i legami si dissolvono, le parole si spengono e i sorrisi si fanno maschere. La musica degli Stella Diana, con le sue chitarre dilatate e la sua ipnotica nostalgia, squarcia questa aridità come un bagliore intermittente, ricordandoci che la luce non è mai del tutto estinta.

Ma cosa resta, allora? Forse solamente una spirale interminabile, il cerchio chiuso di una vibrante “Last Days”, che suona come un eco delle nostre vite sospese: ciò che poteva accadere e non è accaduto, ciò che ancora vorremmo vedere accadere. Una memoria del futuro, una speranza fragile, ma pur sempre una speranza. In fondo, “Everything goes through the light” è una lanterna accesa nel buio, un atto di coscienza poetica contro il vuoto vorace e famelico, un invito a guardare ancora verso quella luce che filtra, ostinata, nonostante tutto.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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