venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Dance Called Memory, Nation Of Language

Mik Brigante Sanseverino Settembre 21, 2025 Dischi Nessun commento su Dance Called Memory, Nation Of Language

Brooklyn è il laboratorio pulsante dove i sintetizzatori vintage hanno trovato una nuova casa, una nuova lingua, un nuovo respiro emotivo. Non più semplici reliquie di un passato glorioso, intriso di post-punk e new wave, ma strumenti vivi, scintillanti e capaci di riannodare la memoria a un presente che si ostina a chiedere autenticità.

I Nation of Language si muovono dentro questa città-fucina come artigiani di un’etica post-punk, mai del tutto spenta: una faticosa visione sonora che non mette mai al centro del proprio discorso musicale l’ego dell’artista, ma la fiducia del pubblico, la necessità di non tradire le attese di chi ascolta, di non svendere le passioni comuni, di non piegare l’onestà sull’altare del compromesso e del consumo.

Il mondo intorno conosce diverse forme di resa, diversi tipi di odio che sfiancano le nostre giornate, rendendole simili, ripetitive, ingabbiate nello stesso piatto grigiore. Ogni deviazione dal cammino prestabilito sembra disseminata di chiodi, di vetri rotti, di ostacoli invisibili. È allora che la musica diventa più che mai necessaria: un rifugio, una finestra spalancata verso ciò che resta da immaginare. Una possibilità di scorgere all’orizzonte sentieri trascurati, passaggi nascosti che conducono verso futuri ancora intatti, non colonizzati, non sorvegliati, non addomesticati.

“Dance Called Memory” è una di queste finestre. Il suo battito elettronico non è soltanto danza, ma storia condivisa: un gesto collettivo che trasforma la malinconia in speranza, la sofferenza in un linguaggio comune. Le atmosfere si muovono tra il synth-pop più ombroso e l’indie-rock viscerale che sa di risvegli fragili, di trame dark-rock che non temono di confrontarsi con il dolore patito, ma che provano a trasfigurarlo in un rituale comunitario.

C’è, dunque, un cuore cupo che pulsa e sogna nel disco, che sembra chiedere al tempo di rallentare, di non strapparci via le pagine dei diari, di non rendere vano il senso stesso del ritorno. La musica, vibrante e sincera, è un invito a restare fedeli a ciò che ci salva: la possibilità di riconoscere la luce nel presente, anche quando il cielo si fa opprimente e pesante. In “Dance Called Memory” non c’è alcun rifiuto del dolore, ma l’ostinata volontà di trasformarlo in energia, di restituirlo come un’esperienza comune, come linfa capace di far ripartire il circo dei suoni sintetici, dei viaggi collettivi, degli spettacoli dell’anima. È un album che rimette in moto il sentiero dell’amore e dello stupore, ricordandoci che la musica, quando resta onesta e vibrante, non è mai solo intrattenimento: è la nostra possibilità di respirare, immaginare, sopravvivere.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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