venerdì, Aprile 26, 2024
Il Parco Paranoico

Age Of Exile, Straw Man Army

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 8, 2021 Dischi Nessun commento su Age Of Exile, Straw Man Army

“Age Of Exile” è uno di quei dischi che ti sbattono in faccia la realtà, senza tentare di cercare giustificazioni, perchè, a volte, le giustificazioni sono del tutto inutili e, visto che abbiamo già commesso tanti errori nel passato, cerchiamo, almeno, di non distruggere e rendere peggiore anche il nostro futuro. Abbiamo tutti davanti agli occhi le assurde scene dell’occupazione del Campidoglio; scene che mostrano come, in America, vi siano persone, troppe persone, che rinnegano ancora le verità della storia; che calpestano l’evidenza dei fatti; che si nutrono solamente di odio, rabbia e razzismo; che non sanno esprimersi in un altro modo, se non con la forza, con la brutalità, con la violenza e con le armi.

Tutto questo veleno e tutta questa tensione si riversano nelle parole e nelle sonorità degli Straw Man Army, le rendono crepuscolari e taglienti, lugubri ed affilate, trasformando il dolore e la frustrazione in uno slancio verso un mondo, un luogo, un tempo, che saranno, finalmente, ripuliti da tutte le nefandezze, gli abomini e le atrocità compiute dall’uomo. Intanto le trame e le ambientazioni post-punk si fanno sempre più scheletriche e spigolose, virano verso l’incisività dell’hardcore, ma guardano anche alla furia primordiale ed anarchica del punk primordiale e selvaggio, alla sua volontà di sputare le verità, una dopo l’altra, senza preoccuparsi di risultare scomodi o di mostrare quanto sia sporco, fasullo ed ipocrita il mito del sogno americano e della terra promessa nella quale ciascuno può sentirsi finalmente libero e realizzare ciò che gli sta a cuore. Questo frutto è nato già marcio ed avvelenato, perché è nato dalla lacrime, dalle sofferenze e dal sangue delle popolazioni native, la nazione rossa, che sono state, letteralmente, sterminate e fatte a pezzi, affinché potessimo adornare di stelle la nostra bandiera.

Le posizioni e le critiche della band newyorkese al modello imperialista e neo-liberista sul quale gli Stati Uniti d’America hanno plasmato la propria politica, la propria economia, le proprie istituzioni, la propria società, sono evidenti. “The Silver Bridge” irrompe nelle nostre coscienze addormentate, è una risposta sonora a tutti coloro che vogliono semplicemente dimenticare, perchè, in fondo, questo è il modo più conveniente per poter continuare a fare i propri porci comodi, convinti d’esser i padroni del mondo intero, di poter trascurare qualsiasi ferita e qualsiasi disastro ecologico, di avere il diritto di imporre ovunque le proprie ideologie, di poter disprezzare ed offendere le culture altrui semplicemente perché diverse, di poter utilizzare le armi nascondendo la violenza dietro parole come “progresso”, “democrazia” o “giustizia”.

Ma dove sono, oggi, davanti alla crisi sociale, economica, politica e sanitaria che attanaglia il mondo e gli Stati Uniti, questo progresso, questa democrazia e questa giustizia? Si vedono solo le macerie di un impero, corrotto dalla sua stessa presunzione e dalla sua stessa arroganza, che continua a calpestare la storia, i diritti umani e la verità.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.