lunedì, Novembre 4, 2024
Il Parco Paranoico

Al-Mahruqa, Pelegrin

Mik Brigante Sanseverino Novembre 14, 2019 Dischi Nessun commento su Al-Mahruqa, Pelegrin

La cosa più affascinante di questo debutto discografico è l’aver triturato e disseminato quello che è un album a cavallo tra psichedelia e stoner-rock di richiami, suoni, atmosfere e sapori mediorientali. Ciò contribuisce a dare ai cinque brani di “Al-Mahruqa” un’aurea mistica e leggendaria senza perdere le sonorità spaziali e lisergiche che rendono la band francese davvero molto interessante.

I Pelegrin mostrano di trovarsi a proprio agio non solo con le atmosfere eteree e suadenti del loro psych-rock orientaleggiante, ma riescono a assorbire e rielaborare, facendoli propri, anche i toni ed i colori più vicini alla pesantezza ed all’oscurità del più opprimente e torbido doom metal.

Questo lavoro è molto ricco, denso di contenuti musicali ed è quasi impossibile apprezzarne la fecondità al primo ascolto, ma questo non è un limite, perché grazie al suo dinamismo ed alla sua imprevedibilità, si presta, facilmente, ad ascolti successivi, accompagnandoci nel nostro viaggio personale verso quella che è la nostra origine e la nostra essenza. Un’esperienza unica laddove ha avuto inizio la storia stessa degli esseri umani; laddove un passato glorioso fa, sempre più spesso, i conti con un presente complicato e contraddittorio, macchiato del sangue, delle lacrime e del dolore delle persone più deboli, manipolabili ed indifese.

L’Oriente non è solo il fumo dolce d’un narghilè, non sono solo spezie strane, non è solo un tè bevuto fissando un magnifico tramonto nel deserto, non sono solamente stoffe colorate, è anche un luogo dove è possibile toccare con mano le atroci ferite che l’essere umano ha saputo provocare e continua a provocare ai suoi simili ed a questo mondo che ci nutre e ci ospita. I pellegrini, tutto ciò, lo sanno benissimo perché i loro occhi fissano continuamente il mondo, le loro gambe sono sempre in movimento sulle sue strade ed i loro cuori sanno assaporare tanto la bellezza della vita, quanto l’angoscia della morte. Ed è questo che troviamo in questo primo album dei Pelegrin, un album maturo che riesce a dare allo stoner ed allo psych-rock che ne costituiscono le salde fondamenta, anche un aspetto più umano e per certi versi sociale; aspetti che, frequentemente, le band stoner-rock tendono a sottovalutare, perdendosi in luoghi che sono oltre la nostra reale, cruda, difficoltosa, dolente quotidianità.     

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.