giovedì, Aprile 25, 2024
Il Parco Paranoico

Killadelica, Kill Your Boyfriend

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 10, 2021 Dischi Nessun commento su Killadelica, Kill Your Boyfriend

C’è un mondo feroce e spietato sotto l’apparente aura di normalità che riveste le nostre vite e la nostra società post-industriale, così tecnologicamente avanzata e sicura di sé. Sicurezze che si sciolgono immediatamente, come neve al sole, non appena entriamo in contatto con il lato più oscuro, bestiale, impulsivo e selvaggio che si nasconde in ciascuno di noi e che mastica i nostri stessi bocconi amari, le medesime ipocrisie, lo stesso stress, le stesse ansie, gli stessi maledetti compromessi. Una miscela esplosiva e pulsante di sensazioni torbide che si riversa nelle atmosfere lisergiche e dannate da cui germogliano gli undici brani di “Killadelica”.

“Anula”, con il suo incedere epico, spalanca le porte alla cruda verità, consentendo alle sonorità post-metal e noise-rock del disco di abbattersi sulle menzogne, sul finto buonismo, sui luoghi comuni, sui colpevoli silenzi, con i quali riempiamo le nostre giornate. “Jean” ci spezza il fiato; “Natasha” ci esplode dentro; “Nancy” da sostanza sonora alle nostre peggiori paure; “Agave” abitua i nostri occhi a vedere anche nella più tetra e profonda delle oscurità. Non so se questo sia l’inferno o sia, semplicemente, il mondo civile che abbiamo costruito, ma so di dover andare avanti, di dover usare la lama del coltello acido e psichedelico che stringo in pugno per tagliare il buio che mi opprime e mi impedisce di sentire, di provare, di pensare, di cercare, vero “Belle”? 

Questo incedere profano di sintetizzatori e chitarre inquietanti, infatti, si nutre dei nostri stessi pensieri, li svincola da ogni assurdo complesso sociale, li riporta all’antico ed oscuro splendore primordiale, rendendoli finalmente liberi da quel polo virtuale e mediatico che tenta, in tutti i modi leciti ed illeciti, di metterci tutti sulla medesima sponda, tutti dalla stessa parte, tutti sull’identica barca, tutti ugualmente vittime, tutti ugualmente assassini. Intanto paesaggi eterogenei si susseguono uno dopo l’altro: vi sono momenti nei quali a dominare sono le ritmiche più industriali, altri nei quali un macabro, convulso e contorto post-rock ha la meglio ed altri ancora, come in “Marie”, come in “Elizabeth”, come in “Eve”, nei quali la passione accumulata si trasforma, finalmente, in energia distruttiva. Ed è così che il cerchio si chiude, una volta che abbiamo abbattuto il muro di convenzioni e di conformismo che avevamo attorno; questo duro e spigoloso processo inconscio ora è concluso: possiamo osservarne i resti e le macerie, possiamo tranquillamente riposarci nella catartica “Alieen”, prima che “Kathy” metta fine alla narrazione e ci riporti nuovamente all’inizio: più dannati, più cattivi, più consapevoli, più pericolosi, più veri.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.