Il bordello dell’arte prende vita nello scenario suggestivo di Castel Sant’Elmo, a Napoli, mentre i “prostituti” e le “prostitute”, dopo la necessaria fase di contrattazione sul prezzo, rivelano i propri preziosi monologhi a coloro che ne hanno richiesto gli appassionati ed appassionanti “servigi”.
Intimità ed esteriorità diventano un tutt’uno, la naturale distanza tra il pubblico e gli attori si annulla completamente, dando vita ad una sorta di rappresentazione teatrale fluida, osmotica, irreversibile, non allineata, capace di scambiare, continuamente, in entrambe le direzioni, pulsioni emotive astratte e percezioni fisiche concrete con chiunque desideri entrare, davvero, in contatto con essa. Può trattarsi di menzogne, di conformismo, di pazzia, di cattiveria, di rabbia, di timore, ma, alla fine, riusciremo ad uscirne con un atto d’amore. La vera ribellione, infatti, può materializzarsi solamente attraverso un gesto amorevole, si tratta di una rivoluzione particolare che è, innanzitutto, ammissione soggettiva e personale dei propri limiti e delle proprie mancanze e, solo successivamente, può tramutarsi in una forza motrice collettiva, solidale, giusta, veritiera ed egualitaria.
E quando ritorneremo alla nostra quotidianità, forse saremo diversi, meno stronzi, più propensi ad ascoltare gli altri e a prendere in considerazione le critiche; sì, abbiamo contrattato, abbiamo pagato prima, ma, alla fine, siamo stati noi a guadagnarci da queste pillole di piacere e da quella fusione di teatro, poesia, musica e danza che, unendo i propri sforzi, amplificano il singolo potere evocativo, oltre che scardinare delle convinzioni, delle false certezze, degli ipocriti luoghi comuni, delle insopportabili bugie che appartengono ad una visione artistica – ma anche politica, sociale ed economica – del mondo, che non possiamo e non dobbiamo più sopportare e supportare se non vogliamo distruggere – con altre guerre, altre pandemie, altre crisi ambientali, altre crisi sociali – questo pianeta che ci ospita e, di conseguenza, anche noi stessi.
Inutile, ormai, fingere di non vedere; inutile, ormai, convincersi che sia meglio affidarsi a politici che si sono rivelati, chiaramente, incapaci – nel migliore dei casi – o del tutto corrotti. La verità ce l’hanno sbattuta in faccia, in modi diversi, questo singole performance, insegnandoci che bisogna rischiare, bisogna soffrire, bisogna gioire, bisogna essere sé stessi, bisogna vivere e, vivendo, amare.
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