Sonorità sinistre, sghembe e post-industriali che non hanno alcuna intenzione di fare sconti o di indorare la pillola, la realtà è questa: siamo sottoposti ad una criminale overdose, continua ed interminabile, di politicamente corretto, di cancel-culture, di frasi fatte, di buonismo, di rielaborazioni idiote del passato, della storia, dell’arte, del cinema o della musica, ma, sotto, sotto, siamo sempre gli stessi stronzi irrecuperabili che sognano case con il parquet, la piscina, il barbecue e il suv in garage. Anzi siamo peggiorati e, proprio per questo motivo, l’art-rock oscuro dei 90 Day Men spinge le sue trame mathcore verso un orizzonte disarticolato, torbido, frastagliato, decadente e punkeggiante.
La festa è finita, ma nessuno ha intenzione di prenderne atto e perciò i politici continuano a blaterare le loro menzogne, i soldati continuano ad armarsi e combattersi, giudici e poliziotti continuano a fare il gioco sporco dei loro grassi padroni, gli affaristi continuano ad avvelenare i pozzi ed, infine, gli uomini di Dio non la smettono di predicare l’odio e la paura, che, da sempre, garantiscono ai maiali di restare maiali, costringendo le pecore a restare pecore. Intanto aperture jazzistiche, divagazioni post-rock e micidiali accelerazioni post-hardcore ci conducono nel nostro tempo, il tempo del nulla, il tempo nel quale la verità è solamente l’ennesimo compromesso, il futuro è vulnerabile ed un presente infinito convince chiunque a non prendersi troppo sul serio, a fingere di essere altro, a credere senza domandare, a comprare senza bisogno, a sorridere senza gioia, a piangere senza dolore, mentre le idee si disintegrano sotto il peso minaccioso di queste canzoni che mescolano, in maniera accattivante, elettronica e pianoforti, tristezza e crudo, coraggioso e vigoroso realismo.
E tutto avviene con profonda naturalezza, senza alcun tentativo di piacere a chicchessia o di farsi degli alleati, dei protettori, dei seguaci e degli amici, perché, si sa, che, ormai, non esiste assolutamente niente di importante e decisivo oltre il proprio io, la propria sciocchezza, le proprie pose, la propria commiserazione, le propria auto-assoluzione, i propri ritocchi e, soprattutto, le proprie deliranti frustrazioni omicide.
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