giovedì, Dicembre 5, 2024
Il Parco Paranoico

È mia la colpa. La vita dei Joy Division, Mattia Tassaro & Lorenzo Coltellacci

Trasportare le ambientazioni sonore darkwave e post-punk dei Joy Divion nella dimensione fantastica ed irreale di un fumetto, facendo in modo, però, che la storia della band e la vicenda umana di Ian Curtis non scadessero mai in un cliché scontato, prevedibile, buonista o banale. Restare fedeli alla storia, ma, allo stesso tempo, garantire ai lettori lo spazio necessario per le proprie fantasie, per i propri interrogativi, per i propri stati d’animo, per le proprie riflessioni e per le loro salvifiche incazzature, mentre le tavole, con i loro bianchi e i loro neri, diventavano un tutt’uno con la musica, una sorta di playlist, immaginifica e visionaria, che prescinde da qualsiasi tempo, che lo anticipa e lo distanzia, che lo segue e lo raggiunge, come un incessante fiume d’amore. Un fiume che, sì, certo, è vero, può lacerare, può ferire, può sminuzzare e può fare a pezzi, ma che rappresenta, in fondo, ciò che ci distingue e ci rende umani, ciò che ci fa credere o sperare o sognare un domani migliore. 

Una graphic novel intrisa di decadente romanticismo, capace di attraversare le generazioni, di non essere solamente un accompagnamento alla musica, ma di essere poesia, storia, sentimento, politica, società, passione, ovvero lo spaccato di un mondo, che, ancora oggi, così come il fatidico 4 Giugno del 1976, dopo il celebre concerto dei Sex Pistols a Manchester, ha il dannato bisogno di meravigliarsi, di evadere, di confrontarsi, di uscire dagli schemi precostituiti, di superare i divisivi modelli di corretto e di sbagliato, nonché di avere la forza, la determinazione e il coraggio di prendere una posizione scomoda e di difendere la verità, il che significa, allora come adesso, difendere i più poveri, i più deboli, i più fragili, i più soli, i più emarginati.

E se ciò significa provocare le istituzioni, scuotere le coscienze, denunciare la cattiva politica, evidenziare le follie perpetrate nel nome di Dio o della patria o della famiglia, facciamolo pure, facciamolo con impegno e tenacia, perché, altrimenti, del messaggio originario dei Joy Division, così come di quello di tante altre band, non resterà assolutamente nulla, se non un mucchio di t-shirt, di registrazioni, di foto accattivanti, di leggende metropolitane e qualche bella canzone da sfruttare e tramutare in moneta sonante.    

La storia di Ian Curtis, il frontman della band, è arcinota, come lo è anche il drammatico epilogo. Il fumetto racconta la verità, evoca un passato lontano, rendendolo attuale e facendoci commuovere, ma lasciandoci, in ogni momento, la possibilità di un confronto con il nostro presente, con la nostra società, con noi stessi. Quei quattro ragazzi di Salford rappresentano, in fondo, tutti noi, tutti quelli che, armati solamente della propria passione, delle proprie idee e del proprio impegno, tentano ciò che, per la maggioranza, sono solamente tempo perso ed energia sprecata. “Unknown Pleasure” fu registrato in soli cinque giorni, dopo soli 11 mesi sarebbe giunta la fine, ma quel disco è parte del nostro patrimonio e la sua vivida magia continua ad attirare, a far pensare, ad accompagnare i momenti, più belli e più brutti, delle nostre esistenze, libero, oramai, da ogni senso di colpa, da ogni malessere, da ogni conflitto, da ogni incubo, da ogni menzogna, ma desideroso solo di raccontare sé stesso, Ian, Peter, Stephen, Bernard, noialtri, il punk-rock, la new wave.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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