venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Satantango, Satantango

Mik Brigante Sanseverino Novembre 24, 2025 Dischi Nessun commento su Satantango, Satantango

László Krasznahorkai porta negli occhi la dolcezza dell’amarezza, quello sguardo che conosce il peso del crollo, della follia, dell’ingiustizia, ma che non smette mai di scorgere, nelle crepe della devastazione, una scintilla ostinata di bellezza. È lo sguardo di chi sa che l’umanità, sfinita e piegata, continua a inciampare nei soprusi di despoti, di folli ed assassini, ma non rinuncia a custodire i tesori che scorrono, nascosti, tra le pagine di un libro o tra le note invisibili di un disco. Krasznahorkai appartiene a quella rara specie di anime che, mentre il mondo si sgretola, riescono ancora a danzare il ballo della bellezza — quella vera, quella che non ha alcun bisogno di ornamenti, né di approvazioni, né di gesti clamorosi.

Una bellezza che esiste come resistenza, come bagliore, come atto eroico e intimo insieme.

È proprio questo il terreno in cui nasce “Satantango”, un disco capace di evocare le trame dark e cinematografiche della celebre pellicola in bianco e nero, un album che si muove in una dimensione marginale, sospesa e rarefatta. Quella di un mondo sfuggente, malinconico, segnato da ombre lunghissime, lo stesso mondo che ritroviamo nei nostri paesi di provincia, negli angoli in apparenza remoti e dimenticati, eppure misteriosamente capaci di ascoltare le vibrazioni del reale. Qui, tra case sbrecciate e silenzi che sembrano eterni, si celano ancora intuizioni preziose: voci che risuonano da lontano, rumori sotterranei, sogni appena accennati, il palpito profondo delle cose che sopravvivono al rumore del tempo.

I brani di “Satantango” sono la testimonianza concreta di tutto questo. Non semplici canzoni, ma parole e suoni che ti assorbono, che ti stringono nella loro orbita, che si offrono come una cura silenziosa contro il vuoto quotidiano. Più forti della periferia, più vasti della solitudine, più saldi di qualsiasi caduta improvvisa. Ogni traccia apre una fessura su un orizzonte emotivo e sonoro diverso, come se il disco fosse una mappa segreta che collega fughe e ritorni, desideri e nostalgie, slanci e smarrimenti.

Il progetto dei Satantango abbraccia una moltitudine di dimensioni: è la linea sottile tra l’indie-pop più etereo e il dream-pop più inquieto, un amalgama perfetto tra la voglia di scappare e quella di radicarsi, tra l’impulso di scoprire e il bisogno di dimenticare. Le canzoni procedono come passi in un corridoio di specchi: riflettono ciò che siamo stati, ciò che avremmo voluto essere, ciò che forse saremo. E, allo stesso tempo, rendono omaggio a tutte quelle musiche eroiche e leggendarie che ci hanno guidato fuori dai tunnel dell’omologazione, che ci hanno insegnato a resistere, ad immaginare alternative, a vedere oltre lo schermo grigio della ripetitività.

I riferimenti, i nomi, le influenze: sì, sono quelli che tutti conoscono, ma non è necessario elencarli. Basta guardarsi dentro. Basta allungare una mano verso una libreria, estrarre un libro consumato, mettere sul piatto il vecchio disco che ci ha salvati più volte di quante possiamo ricordare. Basta cadere e risollevarsi. E in quell’istante preciso, nel punto in cui si riscopre la propria forza, si comprende davvero ciò che i Satantango vogliono dirci: che il mondo, anche quando appare immobile e silenzioso, è in realtà un deposito infinito di memorie, di spunti, di magie nascoste. Un mondo pieno di vibrazioni shoegaze che affiorano come fantasmi luminosi, di reminiscenze che ritornano all’improvviso, di fughe in avanti che ci spingono verso nuovi territori.

Satantango è tutto questo, un cammino nel buio, una danza lenta, un sogno spezzato che si ricompone. Un disco che non descrive soltanto ciò che vediamo, ma ciò che ci attraversa. Un gesto estetico ed umano che ci ricorda che, nonostante tutto, la bellezza è ancora possibile — e che, quando la si incontra, vale sempre la pena di seguirne il passo.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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