La Grazia Obliqua, band romana, è una Luna dalle molteplici facce sulla quale le diverse espressioni artistiche – musica, immagini, poesia – si fondono ed intrecciano in maniera tale da poter amplificare il singolo potere evocativo di ciascuna di esse. Ciò permette di offrire al pubblico diversi orizzonti su cui proiettare le proprie emozioni ed interagire con tutto ciò che è racchiuso in “Canzoni per tramonti e albe – Al Crepuscolo dell’Occidente”: non solo le dieci tracce dell’album, ma anche i pensieri poetici presenti alla fine del booklet di accompagnamento o le immagini di Saturno Buttò che fanno da cornice e complemento essenziale di questo progetto.
La band italiana è una sorta di piccolo mondo multidimensionale che, grazie al suo dinamismo, riesce a mettersi in relazione con aspetti diversi e spesso contraddittori dell’esistenza: La Grazia Obliqua è il punto di equilibrio ed anche il passaggio tra la luce ed il buio; è uno stato di sogno perenne nel quale la materia e lo spirito, il contenuto e la forma, l’ordine ed il caos, riescono a convivere tra loro, senza annullarsi o distruggersi, ma fornendo tutta una serie di ispirazioni e spunti di riflessione per indagare, appunto, sullo stato di evoluzione dell’uomo moderno e della crisi che attanaglia il suo mondo.
Una crisi che nasce, innanzitutto, in ciascuno di noi e che viene vissuta, ascoltando il disco, come un viaggio nei paesaggi oscuri che esistono nelle nostre coscienze; un viaggio che non ha paura di affrontare il passato, la sua incantevole bellezza, la sua purezza ed, allo stesso tempo, la malinconia e la consapevolezza che questi luoghi così lontani nel tempo, nonostante continuino a vivere e splendere nella nostra mente, non possono più ritornare a essere parte delle nostre esistenze. La Grazia Obliqua scopre gli stessi diversi paesaggi e reagisce a ciascuno di essi in modo diverso, con sonorità differenti – passando dalle melodie gotiche alla darkwave ricca di contaminazioni elettroniche – e persino con idiomi differenti – perché ciò che conta non è la forma della parola in sé, ma il contenuto emozionale ed emotivo che c’è sotto, per cui viene scelto, di volta in volta, quel linguaggio che più di tutti permette di connetterci ad esso. Tutto ciò, ovviamente, contribuisce non solo ad arricchire e rendere imprevedibile e dinamico il disco, ma gli consente di essere trasversale e di essere esso stesso un esempio concreto della fluidità e della liquidità dei tempi in cui viviamo.
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