martedì, Marzo 19, 2024
Il Parco Paranoico

Still Wish You Were Here, A Tribute To Pink Floyd

“Wish You Were Here” nacque, emotivamente, come una sorta di tributo umano ed artistico a Syd Barrett, estromesso dalla band nel ’68, lasciando una ferita aperta che, in realtà, non sarebbe mai davvero rimarginata. Il concept album, partendo dalla figura del pifferaio Syd, dava alla band la possibilità di toccare tematiche quali la solitudine, l’alienazione e l’abbandono, nonché il prezzo pagato dagli esseri umani per usufruire di tutti i vantaggi offerti da una società sempre più tecnologica, materialista e capitalistica, fatalmente destinata a prendere il pieno controllo dell’intero pianeta e delle nostre singole e fragili esistenze.

Un album fondamentale che, oggi, rivive – sia nel formato CD, che in quello vinile – nel tributo di una gruppo eccezionale di artisti eterogenei che spaziano dal metal al progressive rock, dal punk alla new-wave, dal funk al trash e che riconoscono, appunto, indipendentemente dalla loro storia e dai loro percorsi, quanto sia profondo quel vaso di Pandora scoperchiato da “Wish You Were Here”, un abisso pieno di fantasmi, ma anche di ricordi piacevoli, che ciascuno di noi – per crescere – ha il dovere, prima o poi, di affrontare.

I versi di “Shine On You Crazy Diamond” sono un tributo a quello che è stato prima di tutto un amico ed un compagno di viaggio, raffigurato come la stella di un sistema solare che ha raggiunto la sua massima espansione ed ora sta, inesorabilmente, collassando in un buco nero, simbolo del vuoto e dell’apatia, lo stesso vuoto e la stessa apatia che sembrava consumare Syd, ormai prigioniero delle sue stesse favole, ormai straniero nella nostra realtà ed ormai martire di quelle logiche industriali e di mercato che Roger Waters avrebbe efficacemente rappresentato e descritto nei brani successivi. 

In tre versi Roger sintetizza l’ascesa e la caduta d’un uomo: “you reached for the secret too soon”, ossia tu hai raggiunto troppo presto il segreto del successo e ti sei, purtroppo, bruciato; “you cried for the moon”, ossia ti sei messo ad ululare per la luna, ovvero hai permesso al lato oscuro di prendere il definitivo e completo sopravvento; ed infine “well, you wore out your welcome”, ossia la scottante ammissione di colpa della sua ex-band: non eri più gradito, eri troppo ingombrante, troppo distruttivo, troppo difficile da contenere.

Ma, come detto, l’album non è solo un omaggio al Pan pinkfloydiano, “Welcome To The Machine”, cruda e dispotica visione watersiana che anticipa le connessioni orwelliane di “Animals”, fa emergere il lato più oscuro e pericoloso della tecnologia e del progresso scientifico, che non è più finalizzato al benessere dell’umanità, ma diviene uno strumento di manipolazione, sottomissione e controllo, finché, in un prossimo futuro, le macchine riusciranno ad evolversi a tal punto da sostituirsi all’uomo. Waters accende la miccia che porterà a Matrix ed alle pagine più buie della letteratura fantascientifica dei decenni successivi.

Se “Welcome To The Machine” è il ponte verso “Animals”, “Have A Cigar” è quello verso “The Wall”: “chi di voi è Pink?”, “Oh, by the way, which one’s Pink?”, ovvero l’artista viene spersonalizzato, l’industria discografica risucchia ogni sua emozione, finché, un bel giorno, egli non si ritrova completamente solo, incapace di comunicare, dietro un grande ed invalicabile muro.

La figura di Syd ritorna nella title-track, dove, però, più che simboleggiare la vicenda dell’ex-compagno di viaggio evocata e omaggiata in “Shine On You Crazy Diamond”, rappresenta la perdita dell’innocenza e della purezza di Roger Waters e di ciascuno di noi, quando siamo costretti a fare scelte che ci costringono ad accettare rinunce che cambieranno, per sempre, la nostra personalità. Conviene, davvero, barattare i propri eroi per fantasmi? Intanto le vecchie ossessioni ci feriscono ancora (“the same old fears”), ci muoviamo in uno spazio stretto sotto la tirannia del Tempo (“swimming in a fish bowl year after year”), ma l’ultimo verso, quel “wish you were here” finale, prima che il vento inghiotta il nostro mondo, risuona come il grido liberatorio della nostra anima.     

Track List:
01 Shine On You Crazy Diamond (Parts 1-5) – Geoff Tate (voce, Queensrÿche), Steve Hackett (chitarra, Genesis), Billy Sheehan (basso), Mel Collins (sassofono, King Crimson), Geoff Downes (tastiere, Yes), Ian Paice (batteria, Deep Purple)
02 Welcome To The Machine – Todd Rundgren (voce, chitarra), Rick Wakeman (tastiere, Yes), Tony Levin (basso, King Crimson)
03 Have A Cigar – James LaBrie (voce, Dream Theater), Steve Stevens (chitarra), Patrick Moraz (tastiere, Yes), Rat Scabies (batteria, The Damned), Jah Wobble (basso, Public Image Ltd)
04 Wish You Were Here – Rik Emmett (voce), Joe Satriani (chitarra), Edgar Froese (tastiere, Tangerine Dream), David Ellefson (basso, Megadeth), Carmine Appice (batteria)
05 Shine On You Crazy Diamond (Parts 6-9) – Rod Argent (voce, The Zombies), Steve Hillage (chitarra, Gong), Ian Paice (batteria, Deep Purple), Bootsy Collins (basso)

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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