giovedì, Ottobre 10, 2024
Il Parco Paranoico

Painkillers And Wine, Monoscopes

Mik Brigante Sanseverino Febbraio 8, 2022 Dischi Nessun commento su Painkillers And Wine, Monoscopes

Laddove c’è umanità e vita bisogna, necessariamente, fare i conti con tutte quelle debolezze, delusioni e fragilità che provocano sofferenza. Non c’è nulla di epico in ciò che essa implica e cioè un passaggio indispensabile verso l’ignoto, come se si trattasse di una sorta di “demone” che ci traghetta incontro nuove esperienze e nuove fasi della nostra esistenza. Saranno migliori? Saranno peggiori? Non lo sappiamo, possiamo solamente proseguire e cercare di imparare, crescere e migliorare attraverso la conoscenza.

Vi sono dolori, comunque, che non è possibile superare; essi ci accompagneranno per sempre, ma ciò che è possibile, invece, è accettarli ed esserne consapevoli, senza fingere che non esistano e restando, di conseguenza, intrappolati in una dimensione virtuale che ci propone un eterno e spensierato inutile presente nel quale non esistono il decadimento fisico e mentale, non esiste alcuna malattia e, addirittura, non esiste nemmeno la Morte.

I Monoscopes ci spronano ad uscire da questa rappresentazione fasulla della realtà, nella quale ogni cosa può essere messa in pausa, sospesa, riavviata o terminata, semplicemente perché non ci piace o ci fa paura. “Painkiller And Wine”, attraverso le sue trame psichedeliche, shoegaze e power-pop, ci mette al corrente del proprio personale vissuto del dolore, aiutandoci a relazionarci con esso, senza sentirci mortificati oppure abbruttiti, impotenti oppure inutili, arrabbiati oppure traditi, ma consentendoci di recuperare la nostra dignità, i nostri gesti, le nostre parole, le nostre emozioni, tutti quei progetti che ci aiutano a rendere il dolore più “umano” e quindi più comprensibile, senza cancellare – per opportunismo, per semplicità o per convenienza – quei sacrifici che il mondo Occidentale, forte delle sue politiche economiche neo-liberiste, tenta di ignorare; ignorando, di conseguenza, anche tutto quello che c’è dietro quei sacrifici: la speranza, la crescita, la maturazione, il pathos, la fede. Concetti ai quali la band italiana associa, a volte, ambientazioni più oscure, ossessive e rumorose, altre volte passaggi più eterei, morbidi e intimamente riflessivi.

Il dolore può avere, infatti, nature e sfumature diverse: in “Ages Of You” è strettamente connesso al rapporto tra due amanti, al bisogno che si può tramutare in dipendenza fisica e mentale; in “I Should Have Known” assume la forma e la consistenza di tutti i nostri rimpianti, di tutte le promesse infrante, di tutto ciò che abbiamo erroneamente trascurato e che il tempo ci ha portato via per sempre, mentre restiamo a bocca aperta, seduti ai margini delle giornate di “The Edge Of The Day”, in attesa che l’alba di “Waiting For The Morning Light” ci riscaldi dopo l’ennesima notte insonne, ma il suo abbraccio appare sbagliato, forse perché non ha la stesso profumo e lo stesso sapore del dannato whisky. E così, attraverso i suoi sfoghi e le sue sconfitte, i suoi momenti di isteria e di tossico amore, di corse a mille all’ora e improvvise cadute, faremo tutto quello che andava fatto, consapevoli di ogni lacrima, ma anche di ogni sorriso.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.