domenica, Dicembre 14, 2025
Il Parco Paranoico

Can’t Wait To Be Fine, We Hate You Please Die

“Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo”. Ma a quale mondo dovrebbe riferirsi, oggi, Socrate? Quello reale, fatto di persone reali, con esperienze vere e spesso dolorose, oppure il mondo virtuale che irrompe dai video dei nostri smartphone e dei nostri tablet, un mondo che ha narcotizzato ogni dolore, estromettendo persino la morte dalle nostre vite e  tentando di colmare le nostre piccole, grandi solitudini con “like”, “follower” ed altre diavolerie simili? 

“Can’t Wait To Be Fine” è la vivida e pulsante presa di coscienza della merda artificiale nella quale stiamo affogando, si tratta di un disco decisamente più crudo ed oscuro rispetto al precedente “Kids Are Lo-Fi”, ma, allo stesso tempo, è un lavoro più maturo e più introspettivo e per certi versi più romantico, alla disperata ricerca di comportamenti, di atteggiamenti, di azioni, di parole, di voci che siano in grado di uscire fuori e prendere le distanze da questa assurda quotidianità digitale, nella quale, nel nome di un “selfie” o di un “hashtag” di successo, abbiamo rinunciato ad essere dei veri cittadini, ovvero abbiamo rinunciato alla nostra umanità ed alla capacità di percepire il dolore e la sofferenza di coloro che ci stanno attorno. Anzi, spesso, ne siamo infastiditi e preferiamo voltarci dall’altro lato, obbligandoci a vivere in un eterno ed immutabile presente, senza speranza, senza passione, senza rabbia, senza amore; un mondo di profili sorridenti e falsamente appagati, nel quale nessuno più odia, nessuno più muore.

Alle consuete sonorità ed intemperanze di matrice garage e punk rock, la band francese aggiunge trame darkeggianti e riflessive, impregnate di melodie cupe ed oniriche, dalle quali emerge la profondità del loro messaggio umano. Al di là delle ossessive, a volte oltraggiose, grezze, viscerali e spigolose trame punk, i We Hate You Please Die ci ricordano che c’è il nostro futuro; non è vero, dunque, che il futuro non esiste, noi dobbiamo solo riprendercelo.

Sì, perché è assolutamente così, gli Stooges di “No Fun” avevamo ragione: ci stanno ingannando, ci stanno togliendo il divertimento e la gioia di vivere; ci portano via il tempo, limitando le nostre libertà, influenzando le nostre scelte, attraverso la sistematica e perversa manipolazione della verità e nascondendo quel “fil rouge” che “connette” davvero – senza bisogno di alcuna rete informatica – la disperazione delle persone, siano esse disoccupati, emarginati, precari, malati, migranti, poveri, giovani, donne o anziani, non ha nessuna importanza; la cosa importante è intrappolarle in quello che è ormai il vero slogan che il modello politico, sociale ed economico neo-liberista ha, letteralmente, rubato alle creste colorate degli anni Settanta, distorcendolo ed assoggettandolo alle proprie necessità di potere, ricchezza e controllo delle masse: “no future”.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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