venerdì, Dicembre 5, 2025
Il Parco Paranoico

Adventure Club, Laura Jane Grace in the Trauma Tropes

Alzate il volume, senza esitazioni, fino a far vibrare le casse, le ossa ed i pensieri, perché questo album va ascoltato con tutto il corpo, nella sua energia più viva e pulsante. “Adventure Club” non è soltanto un disco, ma è un’esortazione, un atto di fiducia, una dichiarazione d’amore per la vita nel suo aspetto più urgente, più diretto, più umano.

Il viaggio comincia con l’immagine cupa di una terza guerra mondiale che incombe. Ma poi quella visione viene frantumata da una chitarra abrasiva che non chiede permesso, da un basso profondo che entra in circolo come adrenalina pura, da una batteria incalzante che sembra battere al ritmo di un cuore che si rifiuta di cedere, di soccombere, di fermarsi. La paura, la rabbia, il disincanto vengono trasfigurati, perché è questa la forza del punk più positivo, quello che non si arrende, quello che — sopravvissuto agli incendi dolosi degli anni Ottanta — è risorto come una fenice armata di corde, di pelli e di parole.

Un punk che ha guardato negli occhi il vuoto e ha risposto: no, io non ci casco. Non mi spezzo, non mi spengo. Un punk che non è più solo distruzione, ma trasformazione. Un punk che ci ricorda che è possibile vivere meglio, sentire di più, amare più forte. È questa la vera rivoluzione di oggi, prendersi cura del proprio benessere emotivo, spirituale, mentale. Laura Jane Grace canta — urla, sussurra, afferra — la possibilità di un presente che non ci tolga più il futuro. Un presente fatto di spazi condivisi, di relazioni vere, di quiete pacifica e non più di bellicosa tempesta. E “Adventure Club” è proprio questo: un rifugio rumoroso e affettuoso dove è concesso ridere, piangere, gioire, soffrire, sognare senza paura, senza le ossessioni tossiche del mondo esterno. Non a caso, qui si rinuncia a tutte le dipendenze che annichiliscono e abbruttiscono e si abbracciano, invece, quelle strade — come quella della cannabis — che possono avvicinarci, ma senza dissociarci dalla realtà. Perché la realtà va guardata, va affrontata, e se serve, va abbattuta a colpi di verità.

È quello che succede quando la band suona “Your God (God’s Dick)”, è quello che possiamo ascoltare ad un comizio di Bernie Sanders, è quel gesto di rottura, quel pugno nel sacro ventre dell’ipocrisia; è l’eredità più autentica del punk, ovvero smascherare, dissacrare, disturbare. E non per puro gusto iconoclasta, ma per rivelare l’assurdo, per stanare l’ingiustizia, per costringere il potere a vedere ciò che finge di ignorare. Dai giorni gloriosi dei Sex Pistols, delle loro barricate sonore contro la Thatcher e contro una monarchia decrepita, fino alle guerre attuali, giustificate e avallate dai governi digitali delle piattaforme e delle multinazionali, la voce punk è ancora lì, ed è più necessaria che mai.

Viviamo in una società che ci bombarda: con algoritmi sempre più invasivi, con estetiche precostituite, con social tossici, con ansie da prestazione, con armi sempre più sofisticate, con le menzogne, con l’inquinamento, con la precarietà e con la paura. È un veleno sottile, sistemico, distribuito in dosi giornaliere. Ma allora, viene da chiedersi — e Laura Jane Grace sembra urlarcelo in faccia — perché non diventiamo noi il veleno? Quello che non ammazza, ma risveglia. Quello che non paralizza, ma contagia di libertà. Un veleno che scardina i muri del controllo, e li trasforma in palchi, in danze, in pogo, in abbracci. “Adventure Club” è un disco che non teme il futuro, perché lo costruisce con ogni nota, con ogni verso, con ogni fiera imperfezione. È un inno a chi ha scelto di restare in piedi, a chi ha fatto della propria vulnerabilità un’arma micidiale, a chi continua a credere che la musica possa non solo denunciare, ma anche guarire.

E allora alziamo davvero quel volume, lasciamoci attraversare, lasciamoci ferire e salvare da questo punk-rock che non è morto, nonostante tutto. Anzi: è più vivo che mai.

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About The Author

Michele Sanseverino è poeta, scrittore e ingegnere elettronico. Creatore della webzine di approfondimento musicale Paranoid Park (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine IndieForBunnies (www.indieforbunnies.com), intreccia analisi critica e sensibilità letteraria in uno sguardo che attraversa musica, poesia e cultura contemporanea. Nel 2025 ha pubblicato la raccolta di poesie "Poesie Senza Parole: Cartografie Di Un Lato Nascosto", opera che esplora le zone d’ombra e le risonanze interiori del vivere. Nel 2025 ha pubblicato l'antologia "Cronache Dal Parco Paranoico: Canzoni, Visioni e Futuri Mai Nati", articoli tratti dalla webzine Paranoid Park che ripercorrono il nostro cammino dalla fine della pandemia ad oggi. Inoltre: "Ultravioletto: Riedizione Fluida" e "Frammenti Di Tempesta: Riedizione Fluida"

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