Ci sono incontri artistici che sembrano predestinati e quello tra Da Googie e Cara Tivey ne è una prova splendente. La loro storia artistica è costellata da collaborazioni eclettiche ed intense, sempre cariche di quell’urgenza creativa che, sfidando le pieghe misteriose dello spazio-tempo, oltrepassa, positivamente, i confini di genere, di forma e di percezione. In questo loro primo disco, infatti, le singole esperienze musicali ed umane si sedimentano in un universo sonoro magnetico, fantastico, vibrante e fortemente evocativo.
Le atmosfere sono dense, viscerali, sospese tra la luce delle galassie remote e le ombre di un’umanità che cerca ancora, disperatamente, di salvarsi. Il pianoforte classico di Cara Tivey, suonato con una grazia quasi sacrale, intreccia trame melodiche che si insinuano, come spiriti antichi, nei riverberi elettrici del basso di Da Googie, distorto, shoegaze ed inquieto. Ogni traccia è un rito, ogni suono una preghiera cosmica che punta dritta al cuore di chi ascolta.
Ma la vera forza del loro concerto è la capacità di evocare e suscitare una dimensione sonora aliena e liberatoria, dove la musica diventa il rifugio, il viaggio, la trascendenza. Le canzoni ci trasportano lontano dalle ossessioni che ammorbano il nostro quotidiano – le menzogne, le competizioni, le falsificazioni, gli impegni, la corsa contro il tempo – e lo fanno trasformando lo spazio sacro della chiesa avellinese della S.S. Trinità in una vera e propria navicella spaziale, vibrante e catartica, che ci conduce oltre le nuvole tossiche del moderno vivere.
E mentre scorrono le immagini assurde, quasi grottesche, che riflettono, sullo schermo candido, il caos del mondo, il loro suono si fa opposizione gentile, resistenza poetica, liberazione veemente. L’arte, dunque, può ancora salvarci. E queste due artiste, con la loro alchimia irripetibile, ci stanno indicando la via.
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